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GREEN DEAL E BIOLOGICO – Nuovamente in discussione?

Dopo la conferenza organizzata dal Ppe è veramente tutto in discussione?

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Di Salvatore Loriga

É da poco uscito il report redatto dal Sinab, in collaborazione tra Ismea e Masaf,in cui viene posto in evidenza che l’Italia sta raggiungendo gli obiettivi prefissati dalla UE per il Green Deal europeo, che consiste nel raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

 

Raggiungimento che sta avvenendo proprio con una velocità non proprio entusiasmante e quello che sta succedendo in Italia, sembra stia avvenendo in tutta Europa.

 

Il report, “Bio in cifre 2023”, aggiornato al 2022, mette in evidenza che l’obiettivo del 25% delle superfici bio in tutta Europa, da raggiungere mediante Farm to Fork entro il 2030, sembra essere alla portata dell’Italia.

 

Sfortunatamente i consumi interni italiani crescono poco, in analogia con quello che succede negli altri Paesi comunitari.
Ossia l’offerta cresce, ma la domanda non cresce in egual misura.

 

Infatti, guardando i dati nazionali, si è arrivati al 18,7% della SAU (Superficie Agricola Utile) nel 2022, con un +7,5% rispetto al 2021, arrivando a superare i 2,3 milioni di ettari coltivati con questo metodo.

 

Anzi, alcune regioni, quali Toscana, Calabria, Sicilia, Marche, Lazio e Basilicata hanno già superato l’obiettivo comunitario, mentre la Sicilia e la Puglia ci sono molto vicini.

 

La Sardegna è invece nella media e, con i suoi attuali 171.462 Ha coltivati ad agricoltura biologica, si colloca al 7° posto a livello nazionale, con una incidenza del 13,9% della SAU ma con i suoi 2.441 operatori bio rappresenta solo il 4,9% delle aziende che conducono la propria azienda con il metodo dell’agricoltura biologica.

 

Certamente la maggior parte delle superfici condotte con il metodo dell’agricoltura biologica sono pascoli e prati permanenti, anche se altre colture, più interessanti, quali oliveti ed agrumeti, sono in costante aumento, cosi come la maggior parte delle coltivazioni.

 

Unica esclusa dall’aumento di superficie sono gli ortaggi, che meriterebbero una casistica a parte.

 

Per quanto riguarda i capi zootecnici, si ha un contestuale incremento di capi, specialmente i bovini ed i suini, mentre si ha una flessione per i caprini e per gli ovini, dove si hanno addirittura 8.355 capi in meno.

 

E’ evidente che il comparto zootecnico, non “tira” come il comparto vegetale, ma qui si dovrebbe fare un’ulteriore analisi, che ci porterebbe troppo lontano (vegetariani, vegani, Eco schema 1 della Pac per la riduzione dell’antimicrobico resistenza e il benessere animale, ecc ecc).

 

Invece per quanto riguarda gli operatori, con 92 mila entità certificate e con 83 mila aziende agricole, l’Italia si colloca al primo posto in Europa.

 

Aziende agricole che si collocano prevalentemente al Sud e nelle Isole, in particolare in Sicilia (15,8%), Puglia (12,9%) e Calabria (12,2%).

 

Sfortunatamente, a livello economico, il mercato è ancora stagnante, con una crescita del solo +0,5% rispetto al 2021, che non sta dietro neanche all’attuale inflazione.

 

La ricerca del prezzo più basso è la nuova parola d’ordine in Italia, come in Sardegna e il valore economico della spesa ne è fortemente influenzato.

 

Lo dimostra chiaramente il fatto che se nel 2021 su 100 euro di spesa ben 4 euro erano destinati alla spesa bio, nel 2022 solo 3,6 euro sono finiti nel carrello bio.

 

Sappiamo benissimo che il settore usufruisce di importanti premi da parte del PSR, ora CSR, ma anche direttamente da fondi nazionali, previsti dalla Legge 23 del 2022 e solo un loro oculato utilizzo potrebbe permettere una crescita organica a vantaggio di tutti gli operatori.

 

Ma la lotta principale è nella stessa UE, dove tra gli schieramenti conservatori e progressisti comunitari, anche in vista dell’imminente campagna elettorale del 2024, dove si giocherà molto sui presunti/evidenti eccessi dell’ambientalismo e sulla necessità, o meno, di mandare in porto gli obiettivi del Green Deal (tra cui quello del 25% di sau bio).

 

Ed infatti, proprio in questi giorni, alla 78° assemblea Generale delle Nazioni Unite, la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha annunciato un nuovo corso delle politiche agricole di Bruxelles, rivedendo anche il tanto discusso Green Deal, promettendo più dialogo e meno polarizzazione.

 

Dichiarazione avvenuta dopo la conferenza sul futuro dell’agricoltura, organizzata dal Ppe ed in particolare dall’europarlamentare italiano, Herbert Dorfmann, membro della Commissione agricoltura e sviluppo rurale, che ha voluto mettere in evidenza la grande pressione a cui è sottoposto il settore agricolo e, al contempo e ribadire l’importanza cruciale di un approvvigionamento di alimenti interno all’Unione.

 

Certamente bisognerà capire come si svolgerà questo dialogo, ma certamente non si può continuare ad incolpare gli agricoltori del cambiamento climatico in atto, mentre in realtà loro sono i guardiani del territorio ed anche le prime vittime del cambiamento climatico.

 

Ed intanto gli agricoltori tutti, bio e non bio, italiani e sardi, aspettano le ulteriori decisioni da parte dell’Unione Europea e per capire o meglio, cercare di capire, l’evolversi del mondo agricolo e zootecnico.

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