FRANCIA, FUTURO INSTABILE DOPO ELEZIONI
L’esito delle elezioni in Francia sorprende tutti. Nonostante infatti il tentativo di portare le fazioni politiche più all’estremo del panorama politico francese verso il centro, Macron non è riuscito come voleva in questo obiettivo. La situazione di forte instabilità governativa che ora segnerà la Francia, già presente nella società ma ora portato in luce sullo scenario istituzionale, rappresenta allo stesso tempo una profonda crisi esistenziale interna all’Esagono. Non più capace come prima di concretizzare la sua influenza anzitutto sul continente europeo, Parigi oggi vorrebbe diventare un paese normale, mettere da parte la classica grandeur di stampo principalmente gollista, tanto da portare il fronte repubblicano a non sostenere Macron stesso, chiudersi all’immigrazione, essendo ormai un paese molto anziano, pertanto meno incline a sostenere gli sforzi necessari ad assimilare gli stranieri, nel suo caso provenienti principalmente dalle ex colonie africane, che ora si trovano estranei al contesto sociale e politico francese: problema principale per Parigi, che teme cosí l’insorgere sempre piú di fratture anarchiche che potrebbero minare la stabilità della repubblica.
UE, ORBAN VOLA DA XI
Dopo aver incontrato il presidente ucraino Zelensky e il presidente russo Putin, Viktor Orban, primo ministro ungherese a dal 1° luglio 2024 presidente di turno del Consiglio dell’Unione Europea, è volato in Cina per dialogare con Xi Jinping, per comprendere cioè se ci sono ad oggi possibilità concrete di un cessate il fuoco in Ucraina, a ben vedere ritenendo Pechino un soggetto fondamentale capace di dirimere le ostilità tra russi e ucraini. Difficile che questi ultimi viaggi rappresentino vere occasioni dal punto di vista diplomatico. Ciononostante al centro dei colloqui tra i due leader sarebbero stati affrontati anche argomenti riguardanti le frizioni tra Ue e Cina sul commercio, da sempre mal sopportate, la cosa è nota, dal ministro magiaro, favorevole ad un incremento delle relazioni economiche con Pechino, che però potrebbero attirare gli strali di Washington, tappa del prossimo viaggio di Orban, il quale ha richiesto un colloquio con Biden e, forse, con il tanto apprezzato candidato ed ex presidente Donald Trump.
GIAPPONE-FILIPPINE, COOPERAZIONE MILITARE ANTICINESE
Si è dato il via all’accordo di cooperazione militare tra Giappone e Filippine, in base al quale Tokyo e Manila permettono che le proprie forze militari vengano dispiegate quando necessario sui rispettivi territori (dunque letruppe giapponesi in territorio filippino e viceversa); il testo è stato siglato dal presidente Ferdinand Marcos Jr., dal segretario alla Difesa filippino Gilberto Teodoro e dal ministro degli Esteri giapponese Yoko Kamikawa. Giappone e Filippine sono oggi due fondamentali alleati degli Usa, chiaramente in funzione di contenimento marittimo anticinese, in modo tale da dissuadere Pechino dal compiere azioni militari contro Taiwan o in generale che possano avvantaggiare la Repubblica popolare nell’accrescere la sua influenza nel Pacifico a danno degli americani. Non è tra l’altro la prima volta che il Giappone firma accordi militari di questo tipo: perfettamente cosciente di come Washington intende bloccare la Cina, sfrutta la sua importanza storica nella regione ed il fatto di essere uno dei principali satelliti americano per acquisire maggior credito da riscattare nel futuro, molto probabilmente nel settore degli armamenti, al centro non a caso di precedenti intese firmate con l’Australia nel 2022 e con il Regno Unito nel 2023.
RUSSIA, INCONTRO MODI-PUTIN
Il primo ministro dell’India Narenda Modi si è recato in Russia per incontrare il presidente Vladimir Putin nella località Novo-Ogaryovo, nei pressi di Mosca. I due hanno discusso privatamente per poi ufficializzare il contenutodell’incontro stesso successivamente e in forma istituzionale, ovvero a Mosca. Al centro la situazione in Ucraina e più in generale quella globale, ma soprattutto i rapporti tra i due paesi. Sia la Russia che l’India vantano una lunga tradizione storica di contrappeso ai paesi occidentali, in modo particolare Delhi, che peró non vuole rinunciare del tutto alle sue relazioni con gli Stati Uniti in chiave anticinese, suo nemico esistenziale. Pertanto quest’incontro è servito specialmente a Modi per comprendere fino a dove il paese che rappresenta può spingersi: il ministro degli esteri indiano infatti ha ricordato l’importanza degli scambi bilaterali tra Delhi e Mosca, aumentati tra il 2023 e il 2024 fino a quasi 65 miliardi di dollari, incremento verificatosi anzitutto nel settore energetico, ormai grande fonte di preoccupazione per gli Stati Uniti, temendo che cosí Mosca possa trovare numerosi stratagemmi per svincolarsi dalle sanzioni occidentali e irrobustire la sua industria di materie prime e armamenti, tutto a vantaggio sia suo che di Pechino.