La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito referendario che mirava ad abolire la legge sull’autonomia differenziata.
Di conseguenza, il referendum non si terrà. Secondo il comunicato ufficiale della Corte, «l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari». Le motivazioni della sentenza saranno depositate entro il 10 febbraio.
Questa decisione era particolarmente attesa, sia perché il referendum era stato richiesto dalle opposizioni, sia per le implicazioni politiche legate a una legge non sostenuta in modo uniforme dal governo.
La norma, voluta dal ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli (Lega), stabilisce le modalità con cui le regioni possono chiedere e negoziare la gestione autonoma di alcune materie attualmente di competenza statale.
Tuttavia, la legge non prevede un trasferimento immediato di competenze, limitandosi a definire il percorso per farne richiesta e negoziarne i dettagli.
A novembre 2024, la Corte costituzionale aveva già dichiarato in parte illegittima questa legge, sollevando dubbi sulla necessità di un referendum per una normativa che, con ogni probabilità, dovrà essere modificata prima di entrare effettivamente in vigore.
La decisione della Corte costituzionale è significativa anche perché contraddice un recente parere della Corte di Cassazione, che aveva giudicato valido il quesito referendario nonostante il precedente pronunciamento della stessa Corte costituzionale. Una divergenza di questo tipo è piuttosto rara.
Dal punto di vista politico, il referendum avrebbe presentato rischi per entrambe le parti.
Il governo, durante la campagna referendaria, sarebbe stato sottoposto a critiche su un tema fortemente divisivo. L’opposizione, invece, avrebbe affrontare.
La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il referendum per abolire la legge sull’autonomia differenziata, giudicando «non chiari» oggetto e finalità del quesito. La sentenza con le motivazioni sarà depositata entro il 10 febbraio.
La decisione, in controtendenza rispetto al recente parere della Corte di Cassazione, è significativa sia per i suoi risvolti giuridici che politici, considerando le divisioni nel governo e le difficoltà per l’opposizione nel mobilitare gli elettori.