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PIAGA CAVALLETTE – Per il 2023 è già tempo di bilanci

L’intervento degli esperti della FAO ha cambiato radicalmente ed in meglio la lotta

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Di Salvatore Loriga

A Sassari i cinghiali, a Ferrara le nutrie e nel centro Sardegna le cavallette. Sembra una battuta, ma cosi non è!

 

Abbiamo la memoria corta e dimentichiamo spesso troppo spesso, non facciamo tesoro di quanto è già successo nel passato.

 

L’incubo delle cavallette, perché proprio di incubo si tratta, non è per niente un fenomeno nuovo per la Sardegna, sia dal punto di vista sociale che economico.

 

Abbiamo documentazioni che parlano di grandi infestazioni a partire dal XVII secolo, con l’apice raggiunto a metà del XX secolo.

 

Basti pensare al 1910, dove l’attacco interessò 125 comuni sardi e circa 190.000 Ha, con una lotta basata sulla raccolta a mano o al 1933, dove i comuni interessati furono 300 e la lotta si basò anche con l’utilizzo di crusca avvelenata, oppure all’apice dell’invasione, avvenuta nel 1946, dove furono colpiti oltre 1.500.000 di ettari e furono interessati quasi tutti i comuni della Sardegna, con un danno che mise in ginocchio la già pur povera economia sarda, appena uscita dalla guerra.

 

Proprio in quell’occasione venne in supporto l’UNRRA, l’Organizzazione delle Nazioni Unite che, utilizzando principi attivi, ora inimmaginabili, quali la monocloridrina solforica, l’arsenito di sodio e crusca avvelenata ed altri, contribuì non poco al blocco dell’invasione.

 

Ma oggi questi metodi non si possono più eticamente ed ecologicamente utilizzare, specialmente per la salute umana e per l’ambiente stesso, e si sono cercati altri metodiche di lotta, basati su altri principi attivi e sul ciclo riproduttivo e sul comportamento delle cavallette.

 

La cavalletta, la Dociostaurus maracconus, è un piccolo ortottero di 2-3 cm, presente in tutto il bacino del Mediterraneo, che vive in forma gregaria e si nutre prevalentemente di vegetali e produce enormi danni.

 

Depone le uova in ooteche o grillare, prevalentemente nei terreni incolti, che restano nel terreno per circa 9 mesi, dove sono facilmente soggette ad attacchi di predatori, azioni climatiche o meccaniche.

 

La schiusa delle uova inizia ai primi della primavera, con le neanidi che raggiungono lo stadio di adulto tra fine primavera e inizio estate, attaccando le colture foraggere ed i pascoli, quando va bene, creando danni incalcolabili agli imprenditori agricoli.

 

Fenomeno o piaga che negli ultimi 5 anni ha creato danni di non poco conto, che si stimano nell’ordine di qualche milione di euro su un territorio di oltre 30mila Ha in 28 comuni, tra il Nuorese, l’alto Oristanese e il Sassarese.

 

In questo contesto l’Assessorato all’Agricoltura è intervenuto su due fronti.

 

Il primo nella lotta diretta contro questo insetto, incaricando l’Agenzia Laore di intervenire direttamente, con i suoi uomini e mezzi, e di coordinare la task force costituita dai Consorzi di Bonifica, dall’Agenzia Forestas, dalle Compagnie barracellari, dalle Provincie e dagli esperti della FAO.

 

L’altro fronte è stato aperto con i ristori economici alle aziende agricole danneggiate.

 

Laore è partita, con il suo dirigente Marcello Onorato, del Servizio Sviluppo delle attività agricole con i monitoraggi, attraverso operazioni di scouting e con i suoi 35 tecnici, garantendo la presenza e piena operatività con turni di sette giorni su sette e 24 ore su 24.

 

Inoltre grazie alla collaborazione di circa 100 uomini di Forestas, importantissimi per individuare le zone focolaio, si sono potuti coordinare gli interventi con disinfestazioni mirate, prima che le neanidi, ossia le giovani cavallette, iniziassero a volare.

 

Certamente da una prima fase iniziale, abbastanza scoordinata del 2022, abbiamo assistito a tante promesse e pochi risultati, prevalentemente nel campo della lotta, ma adesso in questo 2023, grazie anche all’ausilio degli esperti FAO, le cose hanno iniziato a prendere una svolta decisamente positiva e si spera che con l’intervento di tutti questi enti ed Agenzie, regionali ed internazionali, si sia riusciti a realizzare e mettere in atto un serio piano operativo per il contenimento del fenomeno che, anche se non riuscisse a debellare definitivamente, lo si possa ridurre ai minimi termini nei prossimi anni.

 

Chiaramente la presenza delle cavallette non è un problema che sarà risolvibile nel breve periodo, ma se già si riuscisse a contenerlo per fare il meno danno possibile, sarebbe già una gran cosa, specialmente per gli imprenditori agricoli e tutti i territori interessati.

 

Basti pensare che in questo 2023 l’invasione delle cavallette ha interessato poco più di 30mila Ha di colture foraggere, tra pascoli, prati, erbai e vigneti, colpendo le economie di tantissimi agricoltori ed allevatori di ben tre Provincie della Sardegna quali Nuoro, Sassari (Goceano) ed Oristano.

 

“Ideale sarebbe poter lavorare i terreni all’inizio dell’autunno, in maniera tale da portare in superficie e distruggere le ooteche; e poi, all’inizio della primavera, dopo la schiusa delle uova, colpire le ‘neanidi’ con fitofarmaci specifici.

Bisogna distruggerle quando sono ancora nella fase giovanile” -dice Marcello Onorato- responsabile regionale del piano per il contrasto delle cavallette-.

Uno dei motivi che stimola la crescita della popolazione delle locuste è l’abbandono dei terreni.

Il piano di Rinascita del 1963 aveva reso irrigui 7.000 ettari nella Media Valle del Tirso e la zona doveva diventare una piccola Arborea, mentre attualmente vengono irrigati solo poche centinaia di ettari.

Nel 2023 abbiamo fatto circa 4.000 trattamenti localizzati e stiamo già studiando le azioni da porre in atto per il prossimo anno, bisogna iniziare a prevenire, che ci porta già a metà del Piano per debellare le cavallette.

Certamente la lotta potrebbe essere del tipo biologico, la lotta biologica inizierà in via sperimentale nel 2024 col l’impiego del fungo entomopatogeno Metarizium con affiancamento scientifico della FAO, per un forte rispetto dell’ambiente, ma poi non ci aspettiamo risultati soddisfacenti nell’immediato, invece per l’imprenditore agricolo è importantissimo salvare l’annata in corso, ma anche mettere in atto le azioni per l’annata successiva, ed ecco perché è fondamentale parlare di prevenzione” – ha concluso Onorato.

 

Nel complesso, confrontando l’andamento della lotta tra il 2022, partita con la comparsa delle prime neanidi alla fine del mese di aprile, quando sono stati devastati dalle cavallette circa 60 mila Ha, con danni da decine di milioni di euro, con oggi nel 2023, con l’attento monitoraggio è stato possibile colpire l’insetto a livello di neanide, già da marzo, per cui in anticipo rispetto all’anno precedente, con oltre 4.000 interventi con prodotti fitosanitari specifici.

Azioni che hanno permesso, grazie anche al supporto delle intense piogge di maggio e giugno, di ridurre notevolmente la popolazione acridica.

 

In ogni caso, grazie al coordinamento di Laore che ha saputo coinvolgere le varie Agenzie ed Enti messi in campo dalla Regione, sia a livello regionale che internazionale, sono arrivati i risultati.

 

Resta il secondo aspetto, quello dei ristori.

“C’è troppa burocrazia e gli uffici vanno troppo a rilento,-dice Marco Fois, imprenditore Agricolo di Illorai. Ci hanno erogato gli aiuti relativi al solo mese di maggio 2023, ma ad oggi, con le spese che stiamo sostenendo ed accumulando, specialmente per l’acquisto del fieno per il bestiame, ancora non sono stati liquidati gli altri elenchi e abbiamo gravissimi problemi nello sfamare bene il bestiame”.

 

Alla fine della giostra quello che conta sono i risultati finali e sembra che le cose siano andate molto meglio e con danni inferiori rispetto all’anno scorso, con una popolazione acridica più contenuta, a dimostrazione che lavorare con esperti, in squadra, è positivo.

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