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NOTIZIE DAL MONDO (10)

Un riepilogo ragionato delle notizie del mondo

Notizie dal Mondo

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Di Nicola Rubiu

UCRAINA, CONCLUSO SUMMIT IN SVIZZERA

Si è concluso lunedí il tanto atteso summit sulla pace organizzato da Kiev nel resort Bürgenstock sul lago dei Quattro Cantoni in Svizzera. Al centro dell’incontro la guerra in Ucraina e il tentativo di trovare una visione comune da presentare a Mosca di fronte ai primi e possibile margini di negoziato per un cessate il fuoco. Niente però è stato concluso, a dimostrazione delle profonde fratture interne ai paesi membri NATO, determinate soprattutto dalle diverse percezioni che questi hanno relativamente al pericolo o meno della Russia e di quanto sia necessario spendersi, e spendere ancora, in favore dell’Ucraina. Non a caso infatti tra i grandi assenti proprio la Russia, assenza che ha chiarito come questo summit sarebbe andato a finire, un nulla di fatto dove per altro non si sono toccati alcune delle questioni più spinose, come ad esempio se sia opportuno continuare a finanziare Kiev o un suo ipotetico ingresso nell’Alleanza atlantica, dunque come trattare le condizioni del dopo-guerra. Per di piú ben dodici paesi hanno deciso di non firmare l’atto di dichiarazione finale, alcuni tra questi con un peso politico importante a livello internazionale, ovvero Arabia Saudita e Messico. Segno di quanto si è ancora molto lontani dal trattare con la Russia e porre termine alle ostilità.

 

RUSSIA, ANCORA EPISODI DI TERRORISMO

Non si placano gli episodi di terrorismo nella Federazione russa. Sei detenuti legati alle milizie jhadiste affiliate al gruppo Isis-K hanno preso in ostaggio due guardie del centro di detenzione di Rostov sul Don, minacciando che queste sarebbero state uccise qualora non fossero stati liberati. Immediata la risposta di Mosca, che ha preferito intervenire con la forza da subito piuttosto che trattare con questi, che infatti sono stati uccisi non appena individuati, rei di aver preso parte all’attentato in cui morirono lo scorso marzo 145 persone al Crocus City Hall. L’immediato intervento delle forze speciali russe per risolvere la situazione e liberare i due ostaggi chiarisce la paura che prova specialmente ora Mosca: non mostrare la forza significherebbe perdere credibilità di fronte all’opinione pubblica russa, abituata a intervenire in questo modo dinnanzi a episodi che mettono alla prova la tenuta dell’ordine sociale cosí come la fiducia verso il Cremlino, e in modo particolare in questo periodo, con una guerra che stenta a cessare, dove la tenuta del fronte interno e dello stato diventa fondamentale. Ma non solo: si tratta dell’ennesimo episodio che dimostra la disomogeneità etnica e politica all’interno del territorio più esteso del pianeta, dove convivono numerose etnie, in modo particolare di fede musulmana, che cosí manifestano la loro contrarietà nello stare sotto il tallone russo e probabilmente anche il fatto di essere mandati in massa a combattere in Ucraina, in numero comunque cospicuo e in una guerra che non sentono loro.

 

PUTIN, VIAGGIO IN COREA

Il presidente russo Vladimir Putin è tornato in Corea del Nord per un viaggio diplomatico e intessere cosí un dialogo con Kim. Non vi tornava dalla morte del padre del dittatore coreano, Kim Jong-Il. È stata registrata infatti un’accoglienza calorosa, con strade e palazzi della capitale drappeggiati con le foto dei due leader. Si è trattato pertanto di un incontro al vertice, per questo importante, dove il presidente russo è stato accompagnato dal ministro degli esteri Lavrov, dal ministro della difesa Belousov e da Alexander Novak, figura di rilievo all’interno del Cremlino per le questioni energetiche: l’ex agente del KGB ha elogiato il paese coreano e le sue storiche relazioni con Mosca, augurandosi un lungo periodo di lavori e intese per rafforzare i rapporti in ambito securitario ed economico, affermando che “la Russia ha incessantemente sostenuto e sosterrà la Repubblica Popolare Democratica di Corea e l’eroico popolo coreano nella lotta contro un nemico infido, pericoloso e aggressivo per preservare l’indipendenza, l’identità e il diritto di scegliere liberamente il proprio percorso di sviluppo”, tradendo di conseguenza il senso del messaggio, indirizzato ai pericolosi paesi occidentali anziché al popolo coreano stesso.

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