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I cento anni di Antonio Pigliaru e l’attualità del “Codice Barbaricino”.

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di Paqujto Farina

CAGLIARI, 25 GIU > Nella ricorrenza del centenario del grande giurista, nato ad Orune il 17 agosto 1922, oggi a Cagliari si è tenuto un convegno internazionale per celebrarne la figura di intellettuale e, in particolare, su quella che può essere considerata la sua opera “madre”, “La vendetta barbaricina come ordinamento giuridico”.

L’università di Cagliari, la Fondazione di Sardegna e il Crenos hanno promosso un’intera giornata di studi, “Antonio Pigliaru Workshop on Social Norms & Cultural Codes”.

Il tema della conferenza è la persistenza e l’evoluzione delle norme sociali e il ruolo dei codici culturali e dei codici d’onore. L’occasione è una nuova edizione del libro di Pigliaru sulla vendetta barbaricina.

“Lo studio di Pigliaru è precursore di tanta scienza sociale successiva, studi economici e sociologici che hanno messo l’accento sull’influenza delle norme sociali sui comportamenti delle persone – ha dichiarato Mario Macis, che ha promosso l’evento in collaborazione con un parterre di prim’ordine: Luigi Guiso, Alberto Bisin, Claudio Deiana, Marco Nieddu e il figlio di Antonio Pigliaru, Francesco, ex governatore della Regione Sardegna.

Un’equipe di economisti, che ha organizzato la conferenza per divulgare lo studio di Pigliaru anche all’estero, dove è ancora poco conosciuto in quanto le sue opere non sono state ancora tradotte.

“Sono davvero tanti gli studiosi internazionali di norme sociali che purtroppo non lo conoscono perché ancora non esistono pubblicazioni in inglese – ha aggiunto Macis. Lo studio di Pigliaru è precursore di tanta scienza sociale successiva, studi economici e sociologici che hanno messo l’accento sull’influenza delle norme sociali sui comportamenti delle persone.”

La tavola rotonda “Il Banditismo in Sardegna e la Vendetta Barbaricina” moderata da Alberto Bisin (della New York University) con gli interventi di Giuseppe Bandinu (avvocato e giudice onorario, tribunale di Roma), Paolo Carta (Università di Trento), Giuseppina De Giudici (Università di Cagliari), Luigi Guiso (Einaudi Institute for Economics and Finance), e Giuseppe Lorini (Università di Cagliari).

Due le sessioni scientifiche (in inglese) con ricercatori provenienti da Stati Uniti, Australia ed Europa.

Coordinata da Luigi Guiso, la prima è stata incentrata su “Codici d’onore e norme sociali”. Interventi di Mark Cooney (University of Georgia) su “Violenza d’onore e la famiglia”, e di Benjamin Enke (Harvard University) e Nathan Nunn (Harvard University) su “Pastorizia, guerra, e cultura d’onore: evidenza globale”, con i commenti di Fabrizio Adriani (University of Leicester), Tamler Sommers (University of Houston) e Thierry Verdier (Paris School of Economics).

“Verte sull’importanza storica della pastorizia in quelle comunità in cui rappresenta la maggiore fonte di sostentamento – ha dichiarato ancora Mario Macis. Non solo in Sardegna, ma in tutto il mondo, quelle comunità sono più interessate da episodi di conflitto e violenza. Questo perché il bestiame è l’unica o la maggiore fonte di ricchezza e dunque deve essere difeso anche con la forza.”

La seconda sessione è stata moderata da Mario Macis (Johns Hopkins University), sul tema “Origine, persistenza ed evoluzione delle norme di genere”, e sarà incentrata sul rapporto tra uomo e donna. Interventi di Anke Becker (Harvard University) con uno studio sulle “Origini economiche delle limitazioni alla promiscuità femminile” e Alice Evans (King’s College London) su “Diecimila anni di patriarcato”. Commenti di Pauline Grosjean (University of New South Wales), Selim Gulesci (Trinity College Dublin) e Marco Nieddu (Università di Cagliari).

“Nelle società agropastorali – ha concluso Macis – talvolta resta il retaggio di norme che restringono la libertà delle donne. Al di là di questi aspetti, naturalmente, un codice culturale basato su principi morali e valori condivisi è importante per tenere insieme le comunità e per creare un senso di collettività e appartenenza, rispettoso per gli altri, e rispettoso per la cosa comune.”

 

 

 

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