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ALIMENTAZIONE – Carne naturale o carne coltivata?

Già approvato in Senato il disegno di legge sull’argomento

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Di Salvatore Loriga

Il testo normativo, recentemente approvato al Senato con 93 si, 28 no e 33 astenuti, presentato dal Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità e delle Foreste Francesco Lollobrigida, e promosso dal Masaf e dal Ministero della Salute, ha suscitato numerosissime reazioni, non solo nazionali, ma anche all’estero.

 

Un disegno di legge con un forte indirizzo chiaramente politico che mette l’Italia, come prima Nazione al mondo a vietare – a livello precauzionale – la commercializzazione, importazione e produzione di cibo “sintetico”, allo scopo di legare sempre più il Made in Italy agroalimentare al suo territorio ed a tutte le biodiversità presenti.

Disegno di legge che però non vieta la ricerca.

Testo normativo italiano ora supportato dall’Organizzazione mondiale degli agricoltori (Wfo), che rappresenta oltre 1,2 miliardi di agricoltori in tutto il mondo, che ha preso una posizione nettamente contraria all’adozione di alimenti coltivati in laboratorio.

 

In Italia questa precauzione è stata utilizzata perché, a detta dei sostenitori della presente legge, finché non ci sarà certezza della salubrità di un alimento, questo non deve essere commercializzato o importato nella nostra Nazione, con l’obiettivo di tutelare la salute umana e gli interessi dei cittadini, oltre a preservare il patrimonio agroalimentare italiano che da solo contribuisce all’export con 60 miliardi di euro.

 

E’ da subito evidente la rilevanza strategica che ha questo settore per l’interesse nazionale.

 

Di fatto abbiamo a che fare con una singolarità legislativa, ove in Italia si sta andando verso il divieto, a livello precauzionale, di un qualcosa che ancora non si può fare e che di fatto è già vietato dalla stessa Unione europea, in quanto l’EFSA (l’Autorità europea per la sicurezza alimentare), non ha ancora approvato o proibito alcunché in tal senso!

 

Vedremo come andrà a finire; se l’Italia seguirà le evoluzioni presenti nei paesi pionieri e, certi della sicurezza di queste carni, anche agli italiani saranno lasciati liberi di decidere cosa scegliere di mangiare o saranno obbligati da norme e leggi varie.

 

Con il forte rischio che succeda quello che si è già verificato per gli insetti.

L’atteggiamento italiano è, infatti, esattamente in antitesi a quello impostato dai Paesi Bassi che, per primi, nell’agosto del 2013 nell’Università di Maastricht in Olanda, hanno coltivato la carne di manzo e già dato parere favorevole alla produzione della carne e dei frutti di mare coltivati in laboratorio, con avvio di degustazioni pre-approvazione dei cibi coltivati da cellule di origine animale.

 

La positività di questa norma italiana è che la ricerca sulla carne coltivata è ammessa; ricerca che ha permesso di fare molti progressi negli ultimi dieci anni.

 

Basta ricordare che il primo burger di carne coltivata, prodotto nel 2013, aveva un costo di circa 300.000 euro, mentre si stima che entro il 2030 il costo della carne coltivata potrebbe essere inferiore ai 6 euro al kg.

 

Prezzo molto accessibile a gran parte della popolazione, mantenendosi anche a livelli inferiori al costo attuale della carne naturale, ottenuta dalla macellazione di animali.

 

Ma cos’è la carne coltivata e che differenze ci sono dalla carne naturale?

 

Sintetizzando al massimo, possiamo dire che la carne naturale deriva dalla macellazione di animali allevati o cacciati dall’uomo mentre la carne coltivata, impropriamente detta anche carne sintetica, deriva dalla coltivazione in laboratori specializzati di cellule staminali fatta evolvere su appositi brodi colturali.

 

In sintesi estrema, si effettua una biopsia in un animale vivo e si prelevano delle cellule staminali che vengono messe in un vasche, chiamate bioreattori, con all’interno uno specifico terreno di coltura con gli elementi nutritivi per far moltiplicare queste cellule ed ottenere i tre componenti fondamentali della carne: il muscolo, il grasso ed il tessuto connettivo.

 

L’interesse è talmente alto che, a livello imprenditoriale, al momento ci sono circa 60 start-up registrate che mirano a produrre e vendere carne coltivata; e non solo manzo, ma anche pollo, anatra, frutti di mare, foie gras e altro ancora.

 

A livello mondiale, sinora, Singapore è l’unico Paese ad aver approvato il consumo di carne coltivata e dove viene considerata un nuovo alimento a tutti gli effetti.

Mentre gli Stati Uniti, attraverso l’Agenzia per la Sicurezza Alimentare, la Food and Drug Administration, tramite una loro start up californiana(FDA) ha avviato l’iter per l’autorizzazione alla produzione di nugget di carne di pollo coltivata.

 

E’ bene precisare che anche negli USA si è ben lontani da un’approvazione, malgrado abbiano iniziato a valutare la cosa, seppur in maniera differente dall’Italia.

 

Inoltre, nella nostra cara UE, per carne si intende “muscolo scheletrico derivante da specie animali specifiche”, definizione creata quando era originata solamente dalla macellazione degli animali.

Per cui bisognerà vedere, un primis quando verrà approvata e successivamente se quella coltivata verrà chiamata carne o se cambieranno, più semplicemente, la definizione normativa o cos’altro!

 

Certamente la carne naturale ha la sua origine da allevamenti zootecnici, con i piccoli allevamenti che sono anche custodi del territorio ed i grandi che, invece, fanno sempre più discutere sulla loro gestione “intensiva”.

Rappresentano, tutti ed indistintamente, peculiarità notevoli per il tessuto produttivo italiano.

 

Oggi come oggi siamo in una situazione paragonabile a quella di un capitano di una nave con già i passeggeri a bordo mentre è ancora in costruzione in un cantiere navale.

 

Inoltre, la carne coltivata sarà un ottimo prodotto, ma ci sono ancora molte cose ancora da dimostrare, sia in termini di sicurezza alimentare sia a livello nutrizionale.

Ed al momento non ci sono prove scientifiche per effettuare un serio confronto tra carne coltivata e carne naturale e, senza prove scientifiche, è tutto fuffa o chiacchere da bar.

 

Certo è che si sta andando a minare il lavoro ed il contributo del settore primario alla tradizione, alla diversità
ed al controllo e tutela del territorio verso un appiattimento alimentare standard.

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