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AGRICOLTURA – Marcia dei trattori tra proteste e proposte

La protesta del mondo agricolo non si ferma ed arriva prepotentemente anche in Sardegna

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Di Salvatore Loriga

Mentre la protesta dei trattori dilaga dalla Germania alla Francia e fino a Bruxelles, il mondo delle campagne si fa sentire anche in Italia e nella stessa Sardegna.

 

Con un’influenza sul PIL regionale del 5,7% e con quasi 49 mila imprese interessate in Sardegna, il mondo agricolo, con le sue aziende di trasformazione, chiede una sua politica agricola, specifica per l’isola e che non sia succube degli interessi del nord Italia e dell’Europa.

 

Infatti le decisioni imposte da Bruxelles, con il suo Green Deal, che interviene sull’ambiente, sull’aria, sulle coltivazioni, sui fitofarmaci (già ritirato a seguito delle attuali proteste), ecc. ecc. stanno facendo pagare un grande scotto alle imprese agricole.

 

E mentre costi di produzione crescono, i prezzi di vendita stagnano, o quasi, da diversi anni e a pagarne le conseguenze sono sempre gli imprenditori agricoli.

 

E’ bene ricordare che l’impresa agricola è l’unica a non gestire il prezzo delle proprie produzioni, ma che gli viene fissato da terzi, con tutte le conseguenze del caso, con gli stessi ricavi che spesso sono molto al di sotto dei costi di produzione.

 

Come spesso succede, inizialmente, la protesta è nata per delle motivazioni non molto chiare, in un mondo agricolo rappresentato da tantissime sigle, spesso divise tra di loro ed ove ognuno protesta, ma senza un vero e proprio coordinamento od obiettivo condiviso, con il risultato che spesso le istituzioni non sanno con chi parlare.

 

L’unica cosa certa e visibile a tutti, anche ai profani, è che il settore primario ha bisogno di risollevarsi perché le aziende agricole stanno attraversando, da tempo, una fase di grande difficoltà.

 

Se i trattori sono per strada a manifestare, un motivo ci sarà!

 

Gli imprenditori agricoli sono sfiniti e chiedono solo di poter lavorare, come hanno sempre fatto, nient’altro!

 

Protestano perché vogliono un reale abbattimento dei costi di produzione, la difesa del made in Italy, un’equa ridistribuzione del reddito lungo la filiera, l’applicazione del principio di reciprocità per fare in modo che tutti i prodotti che entrano nell’Unione rispettino gli stessi standard dal punto di vista ambientale, come anche chiedono un più facile accesso al credito ed una reale revisione della PAC, che individui obiettivi reali in termini di sostenibilità economica

 

In tutte queste richieste quella principe, e che le accomuna tutte, è la riduzione della burocrazia per poter stare allo stesso livello dei nostri competitor, come Francia e Spagna.

 

Non a caso, da anni si professa che per un vero sviluppo rurale servono regole semplici, ma sembra che tali richieste siano come parole al vento!

 

Ed in Sardegna la situazione non è da meno.

 

Tutto il disagio è legato agli alti costi ed a quanto già illustrato precedentemente, ma anche alla PAC (Politica Agricola Comune) ed al PSR (Piano di Sviluppo Rurale) o al nuovo CSR (Complemento di Sviluppo Rurale) che sono andati in corto circuito telematico.

 

Nel particolare, per l’attuale PAC, con la nuova Programmazione, il sistema sembra sia andato in tilt.

 

Oltre 10.000 aziende non hanno percepito gli aiuti previsti, neanche l’acconto di quanto previsto in fase di domanda ed, in moltissimi casi, ancora non si vedono i saldi delle annate agrarie 2021 e 2022.

 

Inoltre il comparto principe della Sardegna, quello ovi-caprino, è stato maltrattato dall’allora Ministro dell’Agricoltura Patuanelli, estromettendolo dall’Eco Scherma 1 Titolo 2 della PAC, a vantaggio di quello bovino ed escludendo l’intero comparto dagli aiuti.

 

Nonostante le proteste dei vari assessorati all’agricoltura delle regioni interessate dall’esclusione, la PAC non è stata minimamente modificata.

 

I fondi, di fatto, sono stati tutti dirottati al settore vaccino, ossia alle regioni del Nord Italia.

 

Ma anche per il PSR, ora CSR, la situazione non è da meno.

 

Non essendo stato approvato un algoritmo unitamente al CSR, e stavolta dall’assessorato all’agricoltura, i premi previsti sono ancora ben lungi dall’essere recepiti dalle aziende agricole.

 

Tutto è troppo burocratizzato, e che sia per colpa o meno di Argea OP, la burocrazia regna sovrana.

 

Per fare un semplice esempio, gli elenchi di pagamento, i famosi kit, non vengono gestiti da Argea OP ma da una grossissima società a valenza nazionale, la Leonardo SpA, e sono più le volte che arrivano sbagliati rispetto alle volte che arrivano giusti, con conseguenti ritardi nell’erogazione dei premi e degli aiuti e con gravi ripercussioni negative sull’economia delle aziende agricole.

 

Sarebbe importantissimo portare la gestione informatica, perché di questo si tratta, di questi elenchi dentro Argea OP, assumendo tecnici informatici, o nella stessa Sardegna IT, Agenzia in House della Regione, che dicono essere nata proprio per questi specifici scopi!

 

Altro discorso sono i bandi del PSR, complicatissimi e burocratizzati al massimo, e la prova ne è che l’Agenzia sta ancora gestendo domande di sostegno presentate nel 2017.

 

Bandi scritti dall’Assessorato all’Agricoltura e che Argea sta solamente applicando.

 

Quello che il mondo delle campagne chiede è di poter lavorare, senza lacci o laccioli, e che le venga erogato quanto previsto dalle norme comunitarie e nazionali, in tempi certi e ragionevoli, senza tanti ma o però.

 

Il mondo agricolo è pratico e concreto e come tale vuole essere trattato!

 

 

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