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S’Ardia e il culto di santu Antinu: a cavallo tra Costantinopoli e Sedilo – parte terza (18)

Una rubrica dedicata alla spiritualità del popolo sardo

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Di Lorella Marietti

Nelle scorse settimane sono state raccolte le principali ipotesi sull’origine dell’Ardia di san Costantino, una delle manifestazioni isolane più studiate e interpretate.

Ipotesi che tendono perlopiù a separare la corsa equestre dalla figura del santo imperatore del IV secolo, spaziando dall’ardia nuragica a quella punico-romana, dalle bardane alla vetrina istituzionale medievale, dalla fiera economica alla festa federale.

 

E se, invece, S’Ardia riproponesse alcuni antichissimi elementi rituali cristiani presenti a Costantinopoli e riconducibili proprio a Costantino il Grande? Parti e simbologie di celebrazioni che sarebbero state esportate in Sardegna dal clero bizantino e dai monaci dell’Oriente cristiano, arrivati nell’isola a partire dal VI secolo con le armate di Giustiniano.

 

Del resto, non sarebbe la prima volta: tra pochi giorni si ripeterà nelle chiese sarde la consuetudine di mettere dei mazzi di profumatissimo basilico attorno alla statua della Vergine Assunta, una tradizione di origine bizantina introdotta nel 320 proprio dall’imperatore Costantino e tuttora presente nella Chiesa greco-ortodossa.

 

Tornando all’origine orientale della corsa equestre in onore del santo imperatore, ne parla uno storico della Sardegna medievale, Alberto Boscolo, che ricollega S’Ardia alla tradizionale corsa nell’ippodromo fatto costruire da Costantino per celebrare la trasformazione di Bisanzio in Costantinopoli.

 

Questa tesi s’interseca con le ricerche del giornalista e studioso Gian Paolo Caredda, convinto che la maggior parte delle sagre sarde siano di origine bizantina poiché presentano caratteristiche simili ai rituali cristiani ortodossi diffusi in Grecia, nei quali spiccano forme popolari di cerimonie religiose che richiamano le rappresentazioni sacre.

 

Pure Sebastiano Dessanay ritiene plausibile che, nel periodo dal VI all’ XI secolo in cui la Sardegna è stata soggetta al patriarcato di Costantinopoli e sono stati immessi nella liturgia isolana modi (e santi) bizantini, siano state introdotte anche delle forme popolari di manifestazioni religiose ispirate al teatro sacro bizantino che univa le cerimonie ecclesiali con i ludi dell’ippodromo (cf. Vénétia Cottas, Le Thèatre à Byzance).

 

Questa possibilità si riallaccia a sua volta all’interpretazione del saggista Mario Atzori che, nel volume sulle tradizioni e i cavalli in Sardegna, vede nell’Ardia una corsa equestre di tipo cerimoniale che rappresenta una competizione simbolica tra il cristianesimo (i cavalieri di Costantino) e il paganesimo (la cavalleria di Massenzio).

 

Qui non si può non citare le ricerche di un appassionato studioso sedilese, Costantino Mongili, che ha colto nello schema della corsa equestre in onore di santu Antinu non la vittoria di Ponte Milvio contro Massenzio bensì quella di Adrianopoli (324 d.C.) contro Licinio che si opponeva a un impero cristiano.

 

In effetti, secondo la cronaca di Eusebio di Cesarea e di Zosimo sulla battaglia di Adrianopoli, Costantino prese un drappello scelto di cavalieri, oltre a un folto numero di arcieri, per farli salire su un colle di fronte all’accampamento di Licinio e da lì discese a sorpresa per compiere delle abili e repentine azioni di guerriglia: questa dinamica richiama la posizione di partenza dell’Ardia sedilese con il capocorsa che rappresenta Costantino e che, insieme alla sua scorta (le pandelas), si lancia all’improvviso giù dall’altura “Su frontigheddu”, mentre i fucilieri intorno a loro, quasi avessero preso il posto degli arcieri, li accompagnano a piedi sparando a salve.

 

Inoltre, la corsa sedilese prevede delle manovre di destrezza in velocità, con giri (“Sos Inghirios”) ed evoluzioni in punti precisi del percorso, che possono evocare la rapidità e la leggerezza dell’azione tattica con cui Costantino disorientò e indebolì le file nemiche, favorendo il successivo attacco dell’esercito che sconfisse Licinio. Mongili ha anche evidenziato un possibile nesso etimologico tra il nome “Ardia” e un’altra vittoria di Costantino contro Licinio avvenuta a Mardia, nota come battaglia di Campus Ardiensis.

 

Alla luce di queste corrispondenze, S’Ardia potrebbe rappresentare non una ma più battaglie ed essere il compendio dell’ascesa di Costantino al governo del primo impero cristiano. Infatti, la sua vicenda può essere inquadrata in una vera e propria “teologia della vittoria” che trova fondamento e conferma nella continuità dei suoi successi, dai quali deriva il ruolo dell’imperatore cristiano nella costruzione del Regno di Dio, come precisa il docente di storia bizantina Giorgio Bonamente (Enciclopedia costantiniana).

 

Ma come venivano festeggiati a Costantinopoli i trionfi di questo imperatore prima e dopo la sua morte? Bisogna dire che Costantino, oltre a dare una forte spinta alla liturgia e alla costruzione delle chiese, inaugurò una serie di celebrazioni rituali popolari che continuarono anche dopo la sua scomparsa, portate avanti nei secoli (e anche implementate) dai suoi successori insieme ai cortigiani, all’esercito e al popolo di Costantinopoli per rendergli gli onori della venerazione dei “beati”.

 

Nello svolgimento di questi rituali, «destinati a durare più degli edifici e delle sculture» (Béatrice Caseau, Enciclopedia Costantiniana), si possono ravvisare dei parallelismi tra Costantinopoli e Sedilo. Ad esempio, i tre punti di riferimento della celebrazione costantiniana comuni a entrambi i luoghi: nella città bizantina l’ippodromo, la colonna nella piazza circolare (il foro) e il mausoleo-basilica di Costantino; a Sedilo il percorso equestre dell’Ardia, il pilastro nel terrapieno circolare (sa muredda) e la chiesa del santo.

 

Sopra il pilastro di Sedilo vi è una croce, elemento che è stato collocato anche sulla colonna di Costantinopoli al posto della statua di Costantino presente all’inizio ma buttata giù da una violenta bufera. La croce rimandava a Costantino non solo per la visione profetica in cui la vide brillare in cielo prima della battaglia, ma anche per le reliquie della Croce ritrovate da sua madre Elena a Gerusalemme, tanto che il culto di san Costantino, prima di assumere una certa autonomia, era originariamente connesso con quello di sant’Elena ed era sostanzialmente un culto della Croce.

 

Come nota ancora il prof. Bonamente, i funerali di Costantino (337 d. C.) inaugurano a Costantinopoli un nuovo genere di rituale nel quale presenziano sia l’autorità civile che quella religiosa, una modalità che nei secoli vedrà imperatori e patriarchi pregare e partecipare insieme alle processioni durante le feste costantiniane, dal momento che entrambe le figure potevano riferirsi a Costantino da un lato come modello di governatore cristiano e dall’altro come protettore esemplare della Chiesa.

 

Questa ufficiale e comune partecipazione rituale sembra continuare anche a Sedilo dove il sindaco e il parroco, entrambi a cavallo, accompagnano i cavalieri dell’Ardia fino al punto di partenza della corsa e, dopo la preghiera, i due tornano verso la chiesa del santo e, solo quando l’hanno raggiunta, s’Ardia può cominciare.

 

Inoltre, a Costantinopoli, dopo le corse dei cavalli in onore di Costantino, vi erano distribuzioni alimentari e danze, così come a Sedilo dopo l’Ardia è sempre seguita l’offerta di vino e dolci locali a tutti i partecipanti sistemati all’interno delle “cumbessias”, e come ricorda Marcello Serra non sono mai mancati i tradizionali balli sardi tra i fuochi dei bivacchi e le esposizioni dei prodotti tipici regionali.

 

A Costantinopoli veniva portata sul terreno dell’ippodromo anche una barca riempita di pesce che veniva distribuito ai presenti: ciò richiama un elemento centrale della battaglia di Costantino contro Massenzio, ossia il ponte di barche che sarebbe stato costruito sul fiume di Ponte Milvio e che avrebbe ceduto provocando la morte per annegamento di Massenzio. Il tema ittico ricorre anche a Sedilo, dove l’odore penetrante del pesce di Cabras che viene arrostito è un tratto caratteristico della festa in onore di Costantino e, ancor di più, lo è a Pozzomaggiore, l’altro paese sardo in cui si corre l’Ardia negli stessi giorni del 6 e del 7 luglio, dove all’esterno del sagrato della chiesa dedicata al santo è tutta una distesa di bancherelle di pesce arrosto. Semplice coincidenza o ulteriore indizio di un nesso con le celebrazioni di Costantinopoli?

 

Ma le somiglianze non sono ancora finite e reclamano altro spazio.

 

(continua)

 

Immagine: Gian Lorenzo Bernini, Visione di Costantino, 1670, Scala Regia, Città del Vaticano (foto in Wikimedia Commons).

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