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CULTURA – Il “Ballo Sardo”, considerazioni su uno dei principali filoni della cultura popolare

Fondamentalmente strumento precipuo di pace e di concordia.

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Di Salvatore Satta

Il ballo sardo, assieme al ‘’canto a tenore’’, al canto a chitarra e alla poesia improvvisata, costituisce uno dei quattro filoni attraverso cui si sviluppa la cultura popolare sarda.

 

Come qualsiasi organismo vivente, con lo scorrere del tempo, anche il ballo sardo è soggetto ai cambiamenti, dovuti sia a fattori esterni sia interni.

 

Quelli esterni sono dovuti all’influenza delle varie e feroci dominazioni e colonizzazioni, che la Sardegna ha dovuto subire nel corso dei secoli, senza, comunque, che riuscissero ad intaccare la nostra identità meticcia.

 

I Sardi, infatti, sempre, hanno orgogliosamente rivendicato la loro diversità etnica, mai definendosi romani, spagnoli, piemontesi, italiani, a seconda del potente di turno, ma definendosi sempre e solo: Sardi, nonostante le minacce, le violenze, le torture, le deportazioni, i tentativi di soggiogarli ideologicamente.

 

L’influenza di dette colonizzazioni è stata, però, limitata all’esteriorità (per esempio al folklore e ai costumi tradizionali in particolare) e alla burocrazia, non essendo in grado di andare oltre la superficie, occupandosi solo della parola, che è simbolo e convenzione, tralasciando il numero, che è, invece, essenza e sostanza.

 

I balli sardi, come tutto in Sardegna, sono retti dai numeri.

 

Non si tratta soltanto dei classici 3 passi ritmati del ‘’su ballu tundhu’’ o delle corse sfrenate di ‘’su ballu mannu’’, ma il ballo sardo fa parte di ciò che di più importante esista in Sardegna, tutto basato sul numero 3 e suoi multipli: tessuti, pani, cassepanche, musiche, pozzi sacri, le stesse misure delle fondamenta dei nuraghi, la poesia sarda con il 36, suo principe, per arrivare alle distanze cosmiche e astrali e alle misteriose combinazioni teosofiche e cabalistiche.

 

I fattori interni che hanno causato le differenze nel modo di ballare sono principalmente geografici.

 

Nel Capo di Sopra si guardava alla postura e alla compostezza dei ballerini, che ballavano con il coinvolgimento di tutto l’organismo (schiena, braccia e gambe).

Nel Capo di Sotto, invece, si guardava al movimento frenetico delle gambe.

 

Il ballo sardo è fondamentalmente strumento precipuo di pace e di concordia.

 

Chiunque vi partecipi deve avere la predisposizione mentale ad ogni tipo di sentimento positivo che chiami all’entusiasmo.

 

Se qualcuno non fosse disposto ad aprire la catena del ballo, dandogli la mano, al suo peggior nemico, che, per assurdo, gli chiedesse di poter entrare, non potrebbe partecipare ad un ballo sardo.

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