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PESTE SUINA AFRICANA – La storia continua, ma nel Continente

Mentre in Sardegna è sotto controllo, la presenza è stata rilevata in diverse regioni della penisola

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Di Salvatore Loriga

La Psa (Peste suina africana) sta viaggiando incontrollata, da Nord a Sud, in tutta l’Italia.

Dal 01/01/2022 al 14 luglio 2023 sono ben 1.001 i casi accertati nei cinghiali e 10 nei suini, con una ripartizione territoriale in ben 8 regioni, dove si parte dalla Liguria e Piemonte, per spostarsi nella Lombardia, Lazio, Campania, Basilicata e Calabria.

 

Ed è proprio in Calabria che si è trovata una maggior presenza di suini affetti da Psa, fino a trovare ben
412 casi tra i suini nei territori sottoposti a restrizione.

 

Oltremodo bisogna assolutamente evidenziare che nella Regione Sardegna, dove il virus nei suini è presente sin dal 1978, sempre nello stesso periodo di verifica, dal 01/01/2022 al 14/07/2023, sono stati individuati solo 5 suini e 8 cinghiali affetti da Psa.

 

Oramai, come detto, la Psa è presente da Nord a Sud dell’Italia continentale. Due sono i casi rilevati in Lombardia, che seppur pochi, rappresentano un segnale preoccupante su cui vigilare attentamente; ed in Calabria, nel comune di Reggio Calabria, dove è stata confermata la presenza della malattia in 412 capi nella popolazione selvatica ed in 5 allevamenti suinicoli, di cui l’ultimo caso un paio di mesi orsono.

 

Dando anche uno sguardo alla situazione europea, si vede che dal 2014 l’epidemia di Peste Suina Africana ha già interessato e sta attualmente interessando diversi Paesi dell’Est Europa, con migliaia di focolai registrati, sia nei suini domestici che nei cinghiali.

Ma è dal 2018 che la Psa è arrivata anche nell’Europa occidentale, facendo registrare un caso sui cinghiali del Belgio che, grazie ad un intenso, forte e rigoroso piano di controllo Nazionale, è riuscito a debellarla completamente dal suo territorio.

Contestualmente, proprio mentre il Belgio debellava la Psa dal suo territorio, a fine 2020 il virus è stato rilevato su alcune carcasse di cinghiali anche in Germania, al confine polacco.

Fuori dal contesto europeo invece la troviamo quasi ovunque, dai diversi Paesi africani ed asiatici fino in Estremo Oriente.

 

Se prima, a partire dal 1978, la PSsa era presente solamente in Sardegna, grazie agli sforzi congiunti tra Allevatori, Regione e Unione Europea, si è quasi riusciti ad eradicarla totalmente.

E’ dal 2018 che in Sardegna non si rilevano focolai nel settore domestico e si individuano pochissimi casi nel selvatico, in cui ormai gli unici rilievi sono di tipo sierologico; a dimostrazione che si ha un costante e netto miglioramento della situazione epidemiologica.

Questa azione sinergica ha permesso, lo scorso dicembre 2022, una completa revisione delle zone di restrizione del territorio regionale, che adesso vede la stragrande maggioranza del territorio isolano libero dalla malattia e quindi da ogni restrizione alla circolazione di animali e di prodotti derivati.

 

Giova ricordare che, in base ai nuovi regolamenti comunitari, anche il territorio sardo è stato differenziato in parte come zona di restrizione parte I (cioè a confine con II e III ma non infetta), in parte come zona parte II (infetta solo per quanto riguarda il cinghiale) ed una residuale zona parte III (Psa presente anche nel suino domestico).

Il virus presente in Sardegna è geneticamente diverso da quello continentale, che invece presenta una elevata affinità con quello europeo, circolante già da diversi anni. Da cui è molto facile che il suo ingresso sia stato determinato, in varie modalità, dalle attività dell’uomo.

Il problema principale di questa malattia risiede nel fatto che è virale infettiva, colpisce sia i suini domestici che quelli selvatici e sfortunatamente non esistono vaccini, con una mortalità che può raggiungere il 100% degli animali colpiti.

 

Anche se non è trasmissibile all’uomo, e quindi non rappresenta alcun pericolo per la salute dei cittadini, la Psa ha indubbiamente conseguenze gravi sia a livello economico che sociale.

Ecco perché è soggetta ad un Piano di Sorveglianza nazionale, con misure per le aree del territorio italiano non interessate dalla malattia e di eradicazione e prevenzione per le zone soggette a restrizione.

 

In base alla nuova classificazione dettata dalla UE, alla situazione epidemiologica ed al livello di rischio, le aree colpite dalla Psa sono classificate come segue:

 Zone soggette a restrizioni I: aree ad alto rischio senza casi né focolai di PSA confinanti con le
zone di restrizione II, III;
 Zone soggette a restrizioni II: presenza di PSA solo nel cinghiale;
 Zone soggette a restrizioni III: presenza di PSA sia nei suini domestici che nei cinghiali.

 

In particolare, con continue modifiche ed integrazioni, le aree soggette a restrizioni sono elencate nell’allegato I del “Regolamento di esecuzione (UE) 2023/594” e conseguentemente le misure sanitarie previste dalla normativa variano in funzione della zona di restrizione (I, II o III).

Attualmente, in base alla distribuzione geografica della malattia in Italia, sono state identificate le seguenti aree:

PL – Piemonte e Liguria, LA – Lazio, SA– Sardegna, CL – Calabria.

 

Mentre la Campania e la Basilicata, per la presenza di un caso di Psa in suini selvatici, da indenni che erano, sono state riclassificate come zone infette e pertanto assoggettate e gestite come zone soggette a restrizioni II.

 

A maggio 2023 la Psa è stata segnalata anche in Campania, coinvolgendo parte della provincia di Potenza, in Basilicata.

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