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AMBIENTE – Cinghiali non solo in agricoltura

Situazione sempre più allarmante

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Di Salvatore Loriga

Secondo i dati Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, in Italia si contano circa un milione e mezzo di cinghiali, con un’altissima proliferazione e crescita negli ultimi sette anni di oltre il 45% rispetto al passato.

 

Presenze ingombranti che creano grandissimi problemi sia a alle imprese agricole, ma anche alla sicurezza in generale.

 

Certamente, dice sempre l’Ispra, negli ultimi sette anni gli abbattimenti sono stati circa 300mila all’anno (di cui 257mila in caccia ordinaria e 42mila in interventi di controllo faunistico) per un totale di oltre 2 milioni.

 

Con un 30% di abbattimenti controllati effettuati nella sola Toscana.

 

I danni, a livello nazionale, sono stati valutati in una media compresa tra i 17 ed i 18 milioni di euro all’anno per un totale di oltre 105mila casi, prevalentemente nelle regioni Abruzzo e Piemonte.

 

Altre tre regioni, Toscana, Campania e Lazio, hanno fatto registrare danni per oltre 10 milioni di euro all’anno.

 

Il non controllare l’evoluzione demografica di questi ungulati sta inoltre creando altre conseguenze, quali:

 diffusione di epizoozie con effetti sulle attività economiche del settore primario;
 danni alla flora locale;
 marginalizzazione delle imprese agricole;
 pericoli per l’incolumità pubblica nelle zone rurali e nei pressi dei centri abitati.

 

Il cinghiale è anche un vettore naturale della Trichinellosi e della Peste Suina Africana ed è proprio a causa dell’aumento dell’infezione di PSA rilevato che, le autorità sanitarie dell’Unione Europea, hanno esteso la zona di protezione alle province di Piacenza, Pavia, Asti e Alessandria.

 

Possiamo definire il fenomeno, come una vera e propria invasione, che non riguarda più il settore primario e le aree rurali, ma che arriva anche nelle nostre città.

 

Ma perché questa presenza cosi significativa, sia alle periferie che nei centri delle città?

 

Va tenuto a mente che la presenza di cinghiali nelle città è fortemente legata alla possibilità che hanno di reperire molto facilmente scarti alimentari e rifiuti organici, ossia trovano facilmente di che cibarsi.

 

Oltre al fatto che ci sono casi di alimentazione fatta direttamente dall’uomo, nonostante sia esplicitamente vietata, per tutti gli animali selvatici, dalla legge 221/2015 che prevede, per chi contravviene a tale divieto, l’arresto da 2 a 6 mesi o l’ammenda da 500 a 2.000 euro.

 

A livello normativo siamo di fronte ad una situazione che potremo semplicemente definire caotica, deficitaria e obsoleta, con le competenze che sono più che altro in capo alle Regioni, le quali potrebbero intervenire, applicando l’articolo 11-quaterdecies, comma 5, del DL 30/11/2005, convertito, con modificazioni, dalla legge 2/12/2005 n. 248, per effettuare piani di abbattimento selettivi senza limiti temporali, ma che spesso non fanno.

 

Se analizziamo la situazione in Sardegna, che dai dati ufficiali sembra non essere così allarmante come nelle altre regioni, non si può certamente dire che sia meno preoccupante.

 

Mella nostra regione si è avuta un evidente crescita della popolazione di questi ungulati, con una situazione che sembra sia sfuggita di mano, con danni non indifferenti all’interno delle aziende agricole, anche se fa sempre più notizia quello che succede in ambito urbano.

 

Basti pensare al periodo Covid, dove a Sassari sono stati ripresi, con dei video, alcuni cinghiali a spasso per Piazza d’Italia, salotto buono della città.

 

Fenomeno che però non è legato al solo periodo del lockdown, ma anche all’attualità, dove stanno girando indisturbati diversi video di questi simpatici ungulati in giro, sempre per la città di Sassari ma non solo, a varie ore della giornata, creando prevalentemente curiosità tra la popolazione.

 

Ma bisogna sempre ricordarsi che sono animali selvatici, fortemente adattabili e sempre alla ricerca di cibo, che una volta erano presenti principalmente nelle zone rurali e boschive, causando danni alle colture agricole, e che adesso stanno iniziando a comparire sempre più frequentemente nelle aree urbane, per la maggior facilità di reperire alimenti, sollevando però anche preoccupazioni per la sicurezza pubblica.

 

Animali che specialmente quando sono con i loro piccoli possono mordere ed aggredire non solo i nostri animali domestici, cani e gatti, ma anche l’uomo, con conseguenze anche gravi, oltre a poter provocare incidenti stradali.

 

Infatti non è difficile reperire notizie di incidenti stradali, sempre più frequenti, causati da questi animali.

 

La soluzione non è certamente semplice, ma l’obiettivo da ricercare dovrebbe essere quello di realizzare un piano organico di interventi mirati, che ponga fine alla diffusione fuori misura, specialmente negli ambienti non loro, di questi animali.

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