- Il piano Mattei del governo italiano in Africa
Si è dato ufficialmente il via quest’ultima settimana al piano che il governo italiano ha congeniato per strutturare la sua presenza in Africa. Definito “piano Mattei”, in ricordo chiaramente del famoso italiano, il progetto mira a consolidare la presenza italiana, con il coordinamento dei partner comunitari, nel continente africano, soprattutto nella sua zona centrale, stipulando accordi con i governi locali in materia di energia e migrazioni. Il problema però sta proprio qui: il buon esito dell’iniziativa sarà veramente concreto nel momento in cui uscirà dalle coordinate schematiche del progetto stesso e si farà visione politica e strategica. Al di là infatti delle varie acclamazioni, i recenti sviluppi internazionali lungo determinate aree dell’Africa minano la stabilità tanto di quei paesi quanto dei nostri a partire proprio dal Mediterraneo. All’interno del documento non si fa menzione di una possibile iniziativa militare italiana che potrebbe ridefinire lo schema securitario nella regione. Non solo, la gestione dei flussi migratori viene declinata, appunto, a mera gestione: in tale ambito il primo obiettivo del governo pare proprio quello di limitare il più possibile gli arrivi, quasi raccomandando i governi africani di farsene carico. Quel che però ha fatto dubitare alcuni esponenti dei governi africani e partner europei è la scarsa chiarezza su chi si dovrà assumere il ruolo guida di tale progetto, cosa che potrebbe far ritardare lo stanziamento dei fondi e delle risorse. Esiste quindi un vero interlocutore tra Europa e Africa?
- Ucraina: Ue stanzia nuovi fondi
L’Unione europea, dopo un lungo confronto con l’Ungheria rappresentata direttamente da Victor Orban, ha trovato l’accordo con cui vengono stanziati 50 miliardi di euro per continuare a sostenere l’Ucraina. Se però tra i ventisette il problema principale è stato proprio lo scontro diplomatico con il primo ministro ungherese, che alla fine ha dovuto cedere alle pressione soprattutto di Italia e Francia, col rischio di rimanere isolato una volta per tutte nelle sedi comunitarie, la minaccia più grandi per gli aiuti a Kiev rimanere oltreoceano: lo scontro preelettorale negli Stati Uniti si fa sempre più acceso e rischia, se non risolto, di portare allo stallo il pacchetto di aiuti di cui l’Ucraina ha ancora bisogno essendo ormai al secondo anno di guerra. Una possibile vittoria dei repubblicani potrebbe infatti minare il sostegno americano a Zelensky, confermando come la collettività americana si stia sempre più stancando di essere coinvolta in un conflitto che sta perdendo interesse agli occhi dell’opinione pubblica, tanto in America quanto, forse persino di più, in Europa, attanagliata ora dalle proteste degli agricoltori e dal conflitto in Medio Oriente. Troppi tavoli sui cui giocare rischiano di far saltare quello, paradossalmente, dove il rischio di un’escalation dello scontro bellico è meno probabile.
- Medio Oriente, Italia: al via missione Aspides
Il ministro della difesa italiano Guido Crosetto ha annunciato ufficialmente che l’Unione europea ha chiesto all’Italia di designare a capo dell’operazione militare nel Mar Rosso contro le milizie yemenite l’Ufficiale ammiraglio, che quindi sarà coordinatore delle forze militare. Il piano dovrebbe essere approvato entro il 19 febbraio e, come spesso ricordato, avrà natura difensiva: “L’Unione europea ha chiesto all’Italia di fornire il Force Commander dell’Operazione Aspides nel Mar Rosso, l’Ufficiale Ammiraglio che esercita il comando imbarcato degli assetti navali che partecipano all’operazione”, ha fatto sapere il ministro della Difesa Guido Crosetto. “L’importanza e l’urgenza dell’Operazione Aspides, che contribuirà a garantire la libera navigazione e la sicurezza del traffico commerciale nel Mar Rosso, hanno indotto la Difesa italiana ad assicurare immediatamente il proprio sostegno. Si tratta di un ulteriore riconoscimento dell’impegno del governo e della Difesa e della competenza e professionalità della Marina Militare”, ha aggiunto il ministro. “Sarà una missione difensiva, non solo di accompagnamento. Per la sede vedremo: Grecia, Francia, ma può darsi che ci sia una rotazione. Non è tanto chi avrà il comando, ma quello che farà. Siamo un Paese votato alle esportazioni: il 40% dell’export marittimo passa dal Canale di Suez. La nostra priorità è proteggere il traffico marittimo e le nostre navi”, ha spiegato il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine dei lavori a Bruxelles.