- Iran, incidente mortale per il presidente Raisi
Il governo di Teheran ha dichiarato ufficialmente che a causa dell’incidente aereo del 19 maggio il presidente iraniano Ebrahim Raisi è morto insieme al ministro degli esteri Hossein Amir-Abdollahian, il governatore della provincia dell’Azerbaigian Orientale Malek Rahmati e l’imam di Tabriz Mohammad Ali Alehashem. L’elicottero nel quale si trovava la delegazione iraniana viaggiava in territorio azero e per via della fitta nebbia i soccorsi chiamati in loco hanno da subito riscontrato difficoltà nella ricerca del velivolo, impiegando diverse ore per raggiungere il luogo dello schianto. Poco dopo l’ufficialità della notizia il gabinetto iraniano ha assicurato continuità nei lavori dell’esecutivo, seguendo quanto stabilito dalla costituzione della repubblica islamica per cui il venir meno della carica istituzionale del presidente, in tal caso per morte sopraggiunta, comporta che ad assumerne le funzioni di capo del governo sia il vicepresidente fino a nuove elezioni. La morte di Raisi però non segnerà discontinuità nella politica estera iraniana, ma certamente ha aperto diversi quesiti su chi sarà il vero e futuro successore dell’ormai anziano Ali Khamenei, dato che l’ormai defunto ex presidente rappresentava il suo più accreditato pupillo.
- Cina-Russia, rafforzamento del parternariato
Secondo Vladimir Putin, i rapporti tra Mosca e Pechino sono più positivi che mai e dalle “prospettive illimitate”. I rapporti tra i due paesi, già avviati nel 2014 a seguito del sostegno occidentale a Kiev per via degli scontri iniziati quell’anno nel Donbas, sono divenuti agli occhi del presidente russo via via più fertili, tanto che, se prima si basavano su una “amicizia senza limiti”, ora si inizia a discutere su una visione più ampia, che riesca ad abbracciare paesi dalla postura spiccatamente antioccidentale e che possa basarsi soprattutto su una cooperazione militare e diplomatica, capace di operare nelle aree più critiche del pianeta. Mosca necessita di questo sia perché ha bisogno di una sostegno politico che faccia presa su Washington, specialmente per trovare una soluzione nella guerra in Ucraina, sia per continuare ad avere aiuto militare nei luoghi in cui la Russia ha difficoltà nel mantenere la sua influenza. Dal punto di vista diplomatico l’intesa tra i due serve a Mosca per dimostrare al mondo di non essere isolata e che quindi può ancora dire la sua nel tavolo dei grandi e di conseguenza ristabilire un ordine internazionale meno a favore degli americani. Persino in ambito finanziario il documento redatto vale al fine di costituire un sistema alternativo a quello centrato sul dollaro, tanto per quanto riguarda il commercio (in primis le materie prime, centrali per la Russia) quanto per le transazioni bancarie: avere infatti una rete differente a quella nata con il Washington Consenus è semplicemente vitale per non finire inghiottiti nelle sanzioni occidentali, e la nomina di un economista, Belousov, come nuovo ministro della difesa al posto di Shoigu va letta appunto sulla scia di queste considerazioni.
- Ucraina, il segretario Blinken a Kiev
il segretario di Stato americano Anthony Blinken arriva a Kiev in un momento delicato dei combattimenti. Nonostante infatti il governo di Washington abbia approvato un nuovo pacchetto di aiuti per l’Ucraina, la necessità di trovare un accordo per porre termine agli scontri è sempre piú impellente tanto nell’opinione pubblica americana quanto nelle file del partito democratico e repubblicano. Molto si lega oggi alla speranza che la guerra finisca, dal momento che Kiev ha fino ad ora rifiutato piani di pace che la vedano cedere territori ai russi. Non sapendo piú come condurre diplomaticamente i rapporti con gli ucraini, l’idea è per tanto quella di sostenere l’esercito di Kiev perché almeno non collassi di fronte alla comunque maggiore forza militare russa, sostegno che potrebbe richiedere l’invio, se necessario, non piú solo di armi ma proprio questa volta di soldati di paesi Nato nel fronte bellico. Per quanto peró sia ancora una soluzione estrema, non è in realtà da escludere, e certamente fanno ben sperare le ultime affermazioni di Putin che ha assicurato di voler rafforzare la linea lungo la città di Kharkiv non avendo intenzione di conquistarla, parole che potrebbe configurare soluzioni alternative al collasso del fronte di difesa ucraino.