CAGLIARI > “Non c’è nessuna volontà di dividere l’Italia né, tanto meno, quella di favorire le Regioni più ricche. L’autonomia differenziata, già introdotta in Costituzione con la riforma, nel 2001, del Titolo V°, rappresenta un’opportunità per garantire in egual misura i diritti civili e sociali in tutto il territorio nazionale.”
E’ questo il messaggio ai sardi del Ministro degli Affari regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli (Lega), durante l’incontro nella sala del transatlantico del Consiglio regionale, presenti i rappresentanti di tutte le forze politiche di maggioranza e gli assessori alla Sanità (Carlo Doria), al Lavoro (Ada Lai) e all’Industria (Anita Pili).
L’incontro è stato invece disertato dalle forze di opposizione, come annunciato ieri in una conferenza stampa.
Il Ministro Calderoli ha illustrato nei dettagli i contenuti del provvedimento partendo dalla considerazione che non di riforma costituzionale si tratta ma della creazione di un percorso che permetta alle Regioni di ottenere più spazi di autonomia in applicazione dell’art 116 della Costituzione.
«Piaccia o non piaccia – ha detto Calderoli – la riforma del 2001 è consolidata e da lì bisogna ripartire. Ci sono tre regioni (Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna) che hanno già firmato intese con lo Stato, altre 11 regioni a statuto ordinario chiedono maggiori spazi di autonomia. Per questa ragione è stato deciso di elaborare un testo di riforma».
Per il ministro degli Affari Regionali, con l’autonomia differenziata non si corre il rischio di creare regioni di serie A e regioni di serie B: «Le differenza tra nord e sud e tra aree centrali e aree marginali del paese è la conseguenza di una dimensione centralista. Ciò che vogliamo fare è garantire a tutti i cittadini l’esercizio dei diritti sociali e civili attraverso livelli eguali di prestazioni. Per far questo occorrere capire, prima di tutto, quali sono i diritti da tutelare in ciascuna delle 23 materie che le cui funzioni possono essere trasferite dallo Stato alla Regioni».
Rassicurazioni, da parte del ministro, anche sugli aspetti finanziari della riforma.
“Ogni territorio dovrà ricevere le risorse in base al proprio fabbisogno standard – ha proseguito Calderoli – non c’è il rischio di sottrarre risorse a chi ne ha bisogno.
La spesa pubblica sarà sempre la stessa, indipendentemente da chi eroga le risorse (Stato, Regione, provincia, Comune o città Metropolitana).
Ogni intesa verrà negoziata tra Stato e Regione e sottoposta al vaglio della Conferenza unificata e del Parlamento.
Ci sarà inoltre la possibilità di revocare gli accordi sottoscritti se questi non funzionano.
Calderoli, infine, si è soffermato sul principio di insularità che il Consiglio regionale della Sardegna ha chiesto di prevedere all’interno della riforma sull’autonomia differenziata.
«Ho accolto la proposta e stiamo predisponendo il testo – ha assicurato il ministro – sono convinto che stiamo facendo un buon lavoro, la difficoltà sarà trovare le risorse perché serviranno decine di milioni per le due isole maggiori. La Sardegna ha una situazione particolare dove incidono, oltre alla condizione di insularità, anche il rapporto tra la superficie territoriale e la bassa densità di popolazione. In queste condizioni i costi dei servizi aumentano e non è sempre facile poterli garantire. Occorre per questo tenere conto del fabbisogno standard e abbassare i costi attraverso l’infrastrutturazione delle aree».
Sulle risorse per il superamento del gap insulare, Calderoli ha infine ricordato che esiste un fondo da 4 miliardi di euro creato nel 2008 con la legge sul federalismo fiscale che non è mai stato utilizzato.
Dopo l’intervento del ministro sono intervenuti nel dibattito i rappresentanti delle forze politiche di maggioranza.
“Fino a quando non sarà declinato il principio di insularità per noi non si potrà parlare di autonomia differenziata, perché alla radice di gran parte dei problemi della Sardegna c’è proprio la sua condizione insulare”.
Lo ha affermato il presidente della Commissione speciale per il principio di insularità, Michele Cossa (Riformatori sardi), intervenendo all’incontro con il ministro per gli Affari regionale e le autonomie, Roberto Calderoli.
“Lo Stato sta iniziando male, anzi malissimo con la prima applicazione del principio di insularità, ha continuato Cossa: nella prima bozza del disegno di legge sull’Autonomia differenziata non era neanche stato nominato, anche se poi inserito successivamente.
Ma non solo, nella Legge di Bilancio – ha continuato – sono stati previsti soltanto 5 milioni di euro per rimuovere gli svantaggi dell’insularità per la Sardegna e la Sicilia, il Governo ha anche approvato il Rapporto sulla Politica di Coesione, relegando l’insularità a una nota, mentre nel Def non c’è alcuna traccia di misure per affrontare la questione.
Quello che emerge è una totale indifferenza da parte del Governo verso il principio di insularità presente nella nostra Carta costituzionale”.
Cossa ha chiesto al Ministro “l’istituzione di un tavolo politico bilaterale, Regione-Governo, per varare azioni immediate e concrete da portare avanti per l’attuazione del principio di insularità, a partire proprio dalla continuità territoriale, l’aspetto che i sardi soffrono maggiormente”.
Stefano Tunis (Misto), nel suo intervento, ha sottolineato l’importante disparità relativa alle tariffe energetiche: nonostante la Sardegna sia il più importante hub energetico del Paese, il cittadino sardo paga il kwh termico il doppio rispetto ai residenti di altre regioni.
Tunis ha evidenziato, inoltre, che la particolarità della bassa densità di popolazione e della morfologia della Sardegna sarà da tenere in considerazione per la definizione dei Lep.
Anche Fausto Piga, capogruppo di Fratelli d’Italia, ha ringraziato il ministro per l’attenzione dedicata alla Sardegna. Le leggi non sono perfette e non accontentano tutti, ha detto Piga, ma se oggi la Sardegna non ha reti ferroviarie e continuità territoriale efficienti non è colpa dell’Autonomia differenziata che ancora non c’è. Per Piga il confronto è importante anche per capire cosa abbia funzionato e come debba essere modificato. Ed è da dalla continuità territoriale, secondo il consigliere di Fratelli d’Italia, che bisogna partire nel declinare le azioni necessarie per attuare il principio di insularità, perché il luogo di residenza non deve essere un disagio. Piga ha anche sottolineato che non si deve tenere in considerazione la spesa storica, ma le reali necessità della Regione a partire dalle infrastrutture. Credo che l’autonomia differenziata, se scritta bene, possa essere un’opportunità.
Il capogruppo di Forza Italia, Angelo Cocciu, ha apprezzato la grande concretezza con la quale il ministro Calderoli ha affrontato un tema complesso come la riforma dell’autonomia differenziata, nel cui ambito la Sardegna dovrà far valere con altrettanta concretezza il principio costituzionale dell’insularità.
Il presidente del gruppo Psd’Az, Giovanni Satta, ha sostenuto che la riforma riguarda soprattutto le Regioni a statuto ordinario, fatta eccezione per la definizione dei Lep mentre, per quanto concerne la Sardegna è necessario cambiare lo Statuto speciale per arrivare ad una autonomia compiuta.
Che imposti su basi nuove il rapporto con lo Stato. In questa legislatura, ha ricordato Satta, quasi la metà delle leggi regionali sono state impugnate, comprese quelle in materia di Sanità i cui costi sono interamente a carico della Regione ed assorbono il 50% del bilancio regionale, nonostante questo non consentono di intervenire per fronteggiare le tante emergenze.
Così come, ha aggiunto, la Regione, che pure possiede la più grande superficie boschiva d’Italia, non può né proteggerla dagli incendi come dovrebbe né programmarne lo sfruttamento a fini produttivi.
Per la Lega il capogruppo Miche Ennas ha rilanciato il tema della modifica del regime europeo degli “aiuti di stato” già sollevato da Cossa, soffermandosi puoi sulle recenti leggi regionali sulla circoscrizione unica della Sardegna per il parlamento europeo e sul ritorno all’elezione diretta delle Province come enti di primo livello, per la quale la Sardegna si candida ad essere un primo “laboratorio” in campo nazionale.
Rispondendo agli spunti introdotti nel dibattito dai consiglieri regionali, il Ministro degli affari regionali ha auspicato che, nell’ambito della riforma, la Sardegna possa fare uno scatto in avanti. Sulla Sanità, ha ricordato che lo schema del disegno di legge sull’autonomi differenziata consente alla Regione, attraverso l’intesa, di scegliere il trasferimento totale o parziale delle funzioni, a seconda delle proprie esigenze.
Affrontando poi il tema delle risorse e dei Lep, Calderoli ha ricordato che l’autonomia differenziata prevede il superamento della cosiddetta “spesa storica” presente nel progetto predisposto dal governo Gentiloni: questo parametro, ha spiegato, viene sostituito dal fabbisogno standard collegato ad ogni materia, nel senso che prima si quantificano le necessità finanziarie e si forma uno standard comune a tutto il territorio nazionale e solo dopo si assegnano le risorse alla singola Regione, sempre attraverso lo strumento dell’intesa.
Infine l’energia ed il regime degli aiuti di stato. Sull’energia il Ministro ha precisato che rientra fra le 23 materie delle quali le Regioni possono chiedere in tutto o in parte il trasferimento e, per quanto riguarda gli aiuto di stato, ha riconosciuto l’urgenza di una correzione del sistema attuale, che non tiene conto delle situazioni reali presenti in molte aree e presenta evidenti disparità.
“Ancora una volta il ministro Calderoli ha dimostrato grande attenzione verso la Sardegna e la sua specialità. L’incontro di questa mattina in Consiglio regionale è stato importante per approfondire i temi dell’autonomia differenziata . E’ stato un confronto aperto e leale.
Peccato che le opposizioni non ci fossero: per loro è stata una grande occasione persa”.
Così il Presidente del Consiglio regionale Michele Pais al termine dell’incontro che si è svolto nel Transatlantico del Consiglio regionale