Fuori dal Consiglio regionale torna il presidio dei comitati
CAGLIARI. Sarà il vertice di maggioranza convocato per le 15.30 in Consiglio regionale a stabilire la linea del campo largo sul passaggio in Aula del ddl sulle aree idonee che domani approda per la discussione generale tra i banchi dei consiglieri.
Mentre fuori dal palazzo da questo pomeriggio si riorganizzano i manifestanti, rappresentanti del coordinamento dei comitati contro quella che definiscono “la speculazione e delle multinazionali dell’energia”: la scorsa settimana avevano già piazzato le tende, per poi sospendere la protesta per il weekend.
L’incontro del campo largo è convocato in forma allargata a tutti i consiglieri, non solo ai capigruppo.
Alla vigilia il campo largo, da quanto filtra da fonti della maggioranza, è compatto sui modi e sulla forma: il ddl deve essere approvato il prima possibile per evitare che sopraggiunga una sentenza della Corte costituzionale (attesa per l’11 dicembre) di eventuale bocciatura della cosiddetta moratoria di 18 mesi che al momento sta bloccando la realizzazione di impianti nell’Isola.
La convinzione, poi, in merito alla diatriba tra il testo della giunta e la ribattezzata Pratobello 24, la legge di iniziativa popolare basata sulla competenza esclusiva della Sardegna in materia urbanistica, è che quest’ultima sarebbe resa inutile dall’approvazione del ddl di recepimento del decreto del Mase.
Ma i dubbi di alcuni partiti sui contenuti restano, tra le varie anime del campo largo.
Da alcuni giudicato addirittura troppo restrittivo, non consentendo nemmeno di raggiungere la quota di 6,2 gigawatt di produzione ulteriore da fonti rinnovabili assegnata dal decreto del Mase.
Uno dei nodi è quello delle deroghe ai Comuni per le eventuali autorizzazionidi impianti, dopo un lungo procedimento di partecipazione pubblica: per alcuni in maggioranza un rischio proprio per gli amministratori che sarebbero bersagli per eventuali atti di intimidazioni e minacce.
La soluzione potrebbe essere portare in capo alle Province tutto il procedimento.
Altro nodo critico si profila l’eolico off-shore, per cui ci sono diversi progetti tra la Gallura e il Cagliaritano.
Per alcuni, tra cui la presidente come sottolineato in diverse dichiarazioni, potrebbe essere la soluzione per “scaricare” in mare gran parte dei 6,2 gigawatt.
Soluzione che va controllata, replicano altri, perché il rischio è di un orizzonte marino tempestato di centinaia di aerogeneratori ‘monstre’ visibili dagli scorci più belli della Sardegna.
E se la competenza di questo settore è completamente statale, la Regione punta a incidere, almeno nella fase che riguarda l’approdo dei cavidotti di collegamento degli impianti off-shore nelle coste sarde: dovranno avvenire, “solo in aree già compromesse, non certo dovranno sventrare spiagge e coste intonse”, come ha sottolineato Todde rispondendo a una domanda della trasmissione Report che proprio ieri sera ha dedicato un approfondimento alla questione energetica sarda.
(ANSA)