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PESTE SUINA AFRICANA – Confagricoltura accusa la Regione: “Grave errore riaprire pascolo brado”

Eradicato dalla Sardegna nel 2019 ma ancora presente nella penisola

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“Ci dichiariamo contrari a qualsiasi modifica delle norme vigenti sulle tipologie di allevamento suino in Sardegna, già ampiamente disciplinate, poiché con la riapertura al pascolo brado si metterebbe di nuovo a rischio il sistema produttivo regionale, qualora arrivasse sull’Isola la variante di genotipo 2 della Peste suina africana (PSA), o attraverso animali vivi o con carni non debitamente controllate.

Tale genotipo, più virulento e aggressivo della variante 1 giunta in Sardegna nel 1978 dalla penisola Iberica, è notevolmente diffuso in buona parte dell’Europa centro orientale e, nei cinghiali, anche in alcune province di Liguria, Piemonte, Lazio, Calabria, Campania e Lombardia”. Nella foto la mappa sulla diffusione del virus nella UE

 

Lo ha detto il presidente di Confagricoltura Sardegna, Paolo Mele, nel commentare un emendamento, l’art. 2.6 bis, inserito nel collegato alla Legge di stabilità 2023, in discussione il 1° agosto in Consiglio regionale, che prevede una ridefinizione dei tipi di allevamento di maiali da poter praticare in Sardegna.

 

“Confagricoltura Sardegna – ha proseguito Mele –, quando sentita dalla Regione, ha sempre manifestato la propria contrarietà a questo tipo di proposta. Nei pochi incontri organizzati abbiamo ribadito come 40 anni di PSA abbiano flagellato i nostri allevamenti e portato il comparto ai minimi storici, con una media di capi che nelle ultime stagioni ha superato di poco i 180mila: un numero irrisorio rispetto ai distretti produttivi più importanti del nord Italia. Abbiamo ricordato quanto è stato faticoso per i nostri allevatori, in termini di mancati guadagni e di economie investite per rispettare le nuove regole di biosicurezza, raggiungere l’eradicazione.

 

Un traguardo certificato appena pochi giorni fa dal governo nazionale nonostante il virus attivo sia scomparso in Sardegna dal 2018 nei maiali domestici e dalla primavera del 2019 nei cinghiali. Ora si vuole aprire al pascolo brado e nell’emendamento lo si definisce “allevamento semibrado regolamentato”.

 

Questa formula già esiste – ha precisato Mele –. Nella legge regionale 28 del 2 agosto 2018 sono previste le modalità che normano il pascolo semibrado, ma poiché in questi anni sono cambiate le fasce di rischio si potrebbe eventualmente ed esclusivamente intervenire nel rivedere le estensioni degli ettari in cui allevare i suini. Una revisione che non dovrebbe tuttavia mettere in discussione il confinamento dei capi che, a parere nostro e di diversi studiosi della materia, dovrebbero ancora per qualche anno continuare a essere allevati in spazi delimitati, così da evitare il contatto con i veri ed “eventuali” storici portatori del virus: maiali bradi irregolari e mai sottoposti a controllo sanitario e cinghiali.

 

Con un’apertura al pascolo brado si pregiudicherebbe inoltre la possibilità, molto concreta, che la Commissione europea abroghi nei prossimi mesi le ultime misure restrittive che gravano sulle zone centrali della Sardegna, tra Nuorese e Ogliastra, penalizzando ancor di più gli allevatori in regola rispetto a quelli che non hanno mai voluto osservare le norme.

 

Alla Regione – ha concluso Paolo Mele – chiediamo invece di intensificare i controlli su porti e aeroporti, soprattutto in questi mesi di forte traffico, nelle merci in ingresso (animali vivi e prodotti lavorati), affinché la Sardegna possa diventare la regione Peste suina free d’Europa. Il modo migliore per ripagare i sacrifici dei nostri allevatori che nulla hanno da invidiare a nessuno su qualità delle carni e produzione dei salumi”.

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