A livello nazionale il riconoscimento della vittoria di Elly Schlein da parte di Stefano Bonaccini è arrivato a scrutinio ancora in atto.
In Sardegna, dove in controtendenza e in termini di voti assoluti si registra una netta prevalenza del presidente dell’Emilia Romagna, bisognerà attendere almeno a domani per conoscere chi sarà il nuovo segretario regionale del Partito Democratico.
Come se non bastasse, si profila una querelle legal-elettorale non da poco in quanto entrambi i candidati, ad ora, rivendicano la vittoria.
In termini di voti assoluti ha prevalso Giuseppe Meloni, ma in quanto a delegati regionali dovrebbe averla spuntata Piero Comandini.
Il condizionale è d’obbligo perché bisogna mettere in conto lo stop dello scrutinio nel seggio di Quartu Sant’Elena, 1800 schede ancora da attribuire, dopo che sono state denunciate “presunte infiltrazioni” di elettori riconducibili al centro-destra e ai militanti del Movimento 5 Stelle.
Un’anomalia e una contraddizione in termini verificatasi solo in Sardegna, in quanto si trattava di primarie “aperte”, cioè praticamente a suffragio universale, dove qualunque cittadino poteva esprimere la propria preferenza, a prescindere dall’appartenenza o meno al Partito Democratico o a forze politiche del Centro Sinistra.
D’altronde va sottolineato che la stessa neo eletta segretaria nazionale non risulta sia mai stata organica o tesserata al PD.
Insomma, un risveglio non proprio sereno dalla sbornia consultiva con oltre un milione di elettori che si sono recati a votare.
Nel mentre all’orizzonte dei Dem si addensano cupe nuvole cariche di “energia elettrostatica” che rischiano di produrre temporali e fulmini all’interno di un partito (in particolare nella componente più moderata) che un tempo non troppo lontano (Matteo Renzi segretario) riuscì nell’impresa, mai più ripetuta ne prima ne dopo, di catalizzare il 40% dell’elettorato Italiano.
(Paq.Far.)