CAGLIARI > La mozione 35 sottoscritta da tutti i capigruppo del Campo largo (primo firmatario Roberto Deriu Pd) sulla “necessità che la Regione presenti ricorso per conflitto di attribuzioni tra enti dinnanzi alla Corte Costituzionale, nella vicenda relativa alla prospettata decadenza della Presidente della Regione conseguente al provvedimento del Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d’Appello di Cagliari” è stata approvata con i soli voti della maggioranza, in quanto i Consiglieri di opposizione hanno lasciato l’Aula al momento della votazione in Consiglio regionale.
Un caso mai verificatosi prima d’ora in Italia, che rischia di provocare lo scioglimento di tutta l’Assemblea e di conseguenza un ritorno alle urne.
31 i voti favorevoli e uno solo contrario, quello di Gianni Chessa, rimasto in aula per espletare le funzioni di Segretario d’aula.
“Il Collegio di garanzia – si legge nella mozione – non può accertare, imporre o anche solo proporre la decadenza del presidente della Regione, con ciò disponendo indirettamente la dissoluzione del Consiglio, essendo la sua competenza circoscritta alle cause di decadenza che colpiscono i soli consiglieri regionali elettivi. Con esclusione del presidente di Regione che è consigliere di diritto”.
In sintesi, lo Stato non sarebbe competente a esprimersi sulla decadenza della Presidente Alessandra Todde, assente ai lavori dell’Assemblea di via Roma.
“In questa situazione non c’è alcun giudice, c’è solo un accertamento amministrativo. Al di là di come sono state interpretate le leggi in questo caso, il problema principale – ha spiegato Roberto Deriu, capogruppo del Pd – è se debba esserci una legge dello Stato che stabilisca che da illeciti comportamenti di un candidato può discendere la messa in discussione e l’esistenza di un intero organo legislativo. Esistono tassative disposizioni che prevedono le cause di ineleggibilità e non ci può essere un’estensione di interpretazione, non si può entrare nella sfera costituzionale del Consiglio regionale”. Il conflitto di attribuzioni è dunque necessario, ha chiarito il capogruppo Dem, per “fare luce e giustizia rispetto alla gerarchia delle fonti e all’armonia normativa.”
“Non partecipiamo per motivi politici perché non condividiamo nel merito e nel metodo la mozione” – ha annunciato invece Paolo Truzzu, capogruppo Fratelli d’Italia – . “Nessuno di noi vuole sovvertire il risultato delle elezioni, state rischiando di far cadere in ridicolo la massima istituzione sarda”.
Riferendosi all’ingiunzione del Collegio elettorale, Luca Pizzuto (Sinistra Futura) ha parlato di “provvedimento sbagliato e ingiusto”.
Michele Ciusa (M5s), ha incalzato: “Il Collegio di garanzia non può accettare, ingiungere, imporre e anche solo proporre la decadenza del presidente della Regione con ciò disponendo indirettamente l’automatica dissoluzione del Consiglio”. “Questa mozione riguarda tutti noi – ha chiarito l’esponente pentastellato -, perché tutti noi siamo l’espressione del voto popolare e tutti noi, colleghe e colleghi, portiamo avanti il mandato affidatoci dei nostri cittadini sardi”.
Di tutt’altro avviso il vice capogruppo di Fratelli d’Italia, Fausto Piga. “La presidente Todde, che oggi non si è presentata in Aula, non può far finta di nulla perché il caso della decadenza è un pasticcio inaudito, non si è mai verificato nella storia dell’autonomia sarda, e ci sta facendo perdere tempo. Non a caso oggi 18 febbraio il Consiglio regionale non è ancora arrivato alla manovra finanziaria 2025 e c’è il rischio che si vada con l’esercizio provvisorio sino ad aprile. Questa è una mozione che vuole difendere le prerogative del Consiglio regionale e tutelare il voto democratico, ma come voi l’avete scritta – ha detto Piga -, questa è una mozione ad personam, è quella che io chiamerei la Salva Todde. Io e il mio gruppo, e credo tutta l’opposizione, non siamo disposti a fare da stampella alla presidente per camuffare e mascherare il pasticcio che avete combinato”.
Per Sandro Porcu, capogruppo di Orizzonte Comune, “la norma sull’elezione diretta del presidente della Regione Sardegna è successiva a quella che impone la procedura seguita dal collegio di garanzia elettorale. Sono temi delicati inerenti al sistema democratico, è giusto che sia la Corte costituzionale a dirimerli”.
Ora la patata bollente passa alla Giunta, chiamata a “deliberare tempestivamente la proposizione di un ricorso della Regione dinnanzi alla Corte costituzionale per conflitto di attribuzioni tra enti” e che dovrà presentarlo entro il termine del 4 marzo 2025 previsto a pena di decadenza, oltre a “esperire ogni altro rimedio giurisdizionale percorribile al fine di ripristinare la legalità violata”.