LONDRA, GRANDE SINTONIA MELONI-STARMER
Dopo il bilaterale tenutosi questa mattina a Londra, secondo quanto affermato pubblicamente da Downing Street, il primo ministro britannico Keir Starmer e Giorgia Meloni sarebbero in ottima sintonia “sull’importanza dell’alleanza transatlantica” fra Europa e Usa di fronte “alle sfide comuni”. L’incontro si è svolto prima della conferenza a 16 membri fortemente voluta da Londra per discutere di Ucraina e sicurezza europea e che viene descritta come “calorosa e costruttiva”, ricordando come i leader partecipanti abbiamo insistito dal luglio scorso nel sostegno militare e politico a Kiev. Al centro del dialogo tra Keir Starmer e Giorgia Meloni è stato ribadito, oltre al “comune “sostegno all’Ucraina per tutto il tempo necessario”, anche che “i due leader” hanno avuto un’intesa “nella cooperazione per contrastare l’immigrazione irregolare”, concordando nel rivendicare “la sicurezza dei confini come un fondamento della sicurezza economica”. Hanno quindi sottolineato “il recente successo di operazioni congiunte per colpire le bande di trafficanti” di esseri umani, impegnandosi a rafforzare ulteriormente “la condivisione d’informazioni e dati d’intelligence, anche attraverso l’Europol” nel contrasto dei flussi migratori illegali. “I due primi ministri si sono impegnati a restare strettamente in contatto” su tutti i dossier menzionati, conclude Downing Street.
DIPLOMAZIA, RUSSIA-USA: PRIMI TENTATIVI DI INTESA
A seguito dei primi tentativi di dialogo tra americani e russi volti a congelare il conflitto in Ucraina, Vladimir Putin si è detto favorevole a riaprire le possibilità di business tra Mosca e Washington. Al centro infatti del negoziato, l’aspetto più pratico che farebbe da apripista per il continuo della diplomazia tra le parti in gioco è quello che riguarda lo sfruttamento delle terre rare nel Donbass, dunque in regioni che ad oggi sono parzialmente annesse alla Federazione russa essendo territori conquistati militarmente. Da qui pertanto le pressioni che ultimamente il presidente Trump sta facendo su Zelensky affinché quest’ultimo firmi l’accordo sui minerali strategici. Per quanto però questo sia solo l’inizio di un lungo confronto, tanto per Mosca quanto per Washington non è detto si arrivi all’auspicato cessate-il-fuoco: secondo Mosca ci sarebbero altri territori da annettere che infatti potrebbero essere ottenuti via diplomatica ma su cui Washington stessa si dice molta cauta nell’esprimere parere positivo. Ciononostante il dato certo è che una parte della diplomazia dei rispettivi paesi si è mossa in favore di una convergenza di vedute sulla guerra che però, sempre secondo il Cremlino, è solo uno degli aspetti al centro della questione. Per Mosca infatti si tratta di un momento esistenziale, dato che in gioco è la sua integrità come federazione e rango di potenza a livello globale, preoccupata di essere finita in posizione ancillare rispetto a Pechino e che gli Stati Uniti non rispettino le eventuali clausole che nel negoziato potrebbero e dovrebbero portare alla fine del conflitto in Europa: a cui per i russi deve seguire un rivalutazione dell’ordine di sicurezza continentale, che questa volta contempli anche la loro presenza.
USA-UE, TRUMP: BRUXELLES DANNEGGIA AMERICA
Durante una riunione del suo gabinetto ministeriale, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump si è scagliato contro il Vecchio Continente, affermando che: “L’Unione Europea è stata costituita per danneggiare l’America. Questo è il suo scopo e hanno fatto un buon lavoro”. Nell’idea oggi degli americani, al di la del consenso che ha portato Trump stesso alla Casa Bianca per la seconda volta, è che i paesi europei siano non solo pericolosi concorrenti commerciali – motivo alla base dei dazi al 25% – ma addirittura soggetti ostili che quindi hanno approfittato di Washington senza partecipare agli oneri che ogni sistema declina sui membri che ne fanno parte. Certo il tycoon non è nuovo a queste uscite: dalla guerra in Ucraina ai futuri rapporti con la Federazione Russa di Vladimir Putin, dalle spese per la difesa alle questioni attinenti la libertà di espressione (che starebbe deteriorando in Europa), suscitando ormai forti perplessità tra le cancellerie europee sull’affidabilità di Washington come partner e garante della sicurezza nello spazio occidentale. In questa chiave vanno infatti letti i viaggi nella capitale americana di Macron prima e Starmer poi, volti a persuadere il presidente americano nel sostegno all’Ucraina e a mettere da parte quella che potrebbe essere una guerra commerciale contro l’Unione Europea.
ROMANIA, ELEZIONI: CONVALIDA FERMO PER GEORGESCU
Le Forze dell’ordine di Bucarest hanno posto in stato di fermo il candidato sovranista alle presidenziali della Romania Călin Georgescu ed effettuato “con il suo consenso” una perquisizione del suo domicilio. L’indagine al centro mira a provare sei capi di imputazione: istigazione ad azioni contrarie all’ordine costituzionale; comunicazione di informazioni false; persistenti dichiarazioni false; adesione o sostegno in qualsiasi forma a un’organizzazione fascista, razzista o xenofoba; promozione in pubblico del culto di personaggi colpevoli di crimini di genocidio contro l’umanità e crimini di guerra, nonché perorazione in pubblico di idee, concetti o dottrine fasciste, legionarie, razziste o xenofobe; costituzione o adesione a un’organizzazione di carattere antisemita. Nonostante le interferenze russe nelle elezioni rumene non siano in realtà ancora state dimostrate – da cui proverrebbe secondo i suoi contestatori l’illegittimo consenso – Georgescu avrebbe mostrato ammirazione verso la “Guardia di ferro”, movimento fascista e antisemita nato a Bucarest nel periodo interbellico. La misura cautelare posta sull’ex diplomatico alle Nazioni Unite a Ginevra ha validità di 60 giorni in cui gli è proibito lasciare il paese, tenere interazioni via social e condividere con terzi contenuti multimediali a sfondo “legionario, fascista, antisemita, razzista o xenofoba”. La decisione è stata convalidata proprio ora, ovvero nei mesi che antecedono il momento elettorale, e insieme a lui sono state indagate per concorso altre 27 persone, tra cui i suoi più stretti collaboratori, e con 47 perquisizioni in tutto il paese.