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Home Esteri Crisi globali e nuovi equilibri: dal dialogo Trump-Putin sull’Ucraina alla tregua a rischio a Gaza, passando per le ambizioni cinesi in Irlanda e il terremoto politico in Romania.

Crisi globali e nuovi equilibri: dal dialogo Trump-Putin sull’Ucraina alla tregua a rischio a Gaza, passando per le ambizioni cinesi in Irlanda e il terremoto politico in Romania.

NOTIZIE DAL MONDO - Un riepilogo ragionato delle notizie del mondo

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Di Nicola Rubiu

UCRAINA, PRIMA TELEFONATA TRUMP-PUTIN

 

In quasi due ore di colloquio telefonico il presidente americano Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin si sono detti concordi nel trovare una intesa che congeli dopo due anni di incessanti combattimenti il conflitto in Ucraina. Subito dopo fonti mediatiche statunitensi hanno confermato una seconda chiamata da parte dello stesso Trump volta ad informare il presidente ucraino Zelensky su quanto è stato detto precedentemente, e alla domanda da parte di una giornalista che chiedeva quale sarà di conseguenza il ruolo di Kiev nelle trattative il tycoon newyorkese ha risposta: “Questo è un quesito interessante”. Molto probabilmente il primo incontro Trump-Putin si terrà in Arabia Saudita già con la consapevolezza che non vi potrà partecipare Zelensky, idea già ampiamente dimostrata poco tempo fa quando il nuovo segretario alla difesa Pete Hegseth aveva indicato come del tutto infondata la possibilità che Kiev possa far parte ufficialmente della Nato.

 

GAZA, HAMAS: ISRAELE VIOLA TREGUA

 

La situazione a Gaza intorno alla tregua si fa sempre piú incandescente, col rischio che gli sforzi fatti fino ad ora si rivelino vani. Hamas infatti ha deciso di rinviare il rilascio degli ostaggi che aveva promesso di liberare questa settimana, accusando Israele di voler violare per primo il cessate il fuoco, già di per se fragile, allontanando per il momento la prospettiva di una fine duratura delle ostilità in Medio Oriente. Donald Trump ha imposto un ultimatum al gruppo armato palestinese: entro le 12 di sabato tutto gli ostaggi dovranno essere rilasciati, pena l’annullamento della tregua: “Sarà un inferno”. L’inquilino della Casa Bianca ha dichiarato che potrebbe tagliare gli aiuti a Giordania ed Egitto, qualora continuassero a rifiutarsi di accogliere permanentemente i palestinesi che intende cacciare dalla Striscia di Gaza. The Donald ha quindi aggiunto che i circa due milioni di gaziani non avrebbero più avuto il diritto di fare ritorno nell’exclave palestinese.

 

CINA-IRLANDA, RAFFORZARE LEGAMI ECONOMICI

 

Il ministro degli esteri cinese Wang Yi è volato a Dublino nonostante il momento di forti tensioni internazionali. Nonostante il basso profilo che spesso è sfuggito tanto a Londra quanto alle altre cancellerie occidentali, l’Irlanda si rivela centro assai importante per gli interessi cinesi intorno allo spazio europeo a guida americana. Dublino infatti intende servirsi della rivalità tra americani e cinesi per ottenere dividendi politici a suo favore soprattutto nel campo tecnologico, essendo il Paese in questione già sede di importanti multinazionali a livello globale; questa visita, la prima dell’alto funzionario del Partito comunista cinese in Irlanda nonostante oltre 70 viaggi in Europa, si inserisce in un contesto di delicate sfide geopolitiche. Da un lato, l’Irlanda registra un significativo avanzo commerciale con la Cina – con scambi che hanno superato i 13 miliardi di dollari l’anno scorso – dall’altro, la nuova formazione di governo irlandese rende la questione dei rapporti bilaterali ancora più strategica per Pechino. Certamente quindi Cina e Irlanda intendono rafforzare il proprio legame commerciale, con il gigante asiatico che vorrebbe andare oltre questo aspetto, magari trovando nell’isola verde un comodo salvagente per attutire se non proprio evitare le negative ripercussioni delle sanzioni americane nei suoi confronti, dunque un partner affidabile in caso di tempesta, come appunto in questo frangente storico.

 

ROMANIA, PRESIDENTE SOTTO ACCUSA

 

Il presidente rumeno Klaus Iohannis ha rassegnato solo ora le dimissioni nonostante il suo mandato fosse già scaduto il 21 dicembre 2024. Da tempo bersaglio di aspre critiche da parte dell’opinione pubblica e dalle forze di destra, queste hanno concordato nella raccolta firme che secondo la legge rumena puó avviare l’iter per messa in stato di accusa del presidente stesso. L’accusa infatti sta nel fatto che Iohannis è rimasto in carica illegalmente, in quanto ha sfruttato l’annullamento delle elezioni presidenziale del 24 novembre 2024 che hanno dato la vittoria al candidato indipendente Calin Georgescu. Ciononostante, le accuse di interferenze russe o di gravi illeciti elettorali sono risultate poi inconsistenti: lo speaker del Senato assumerà i poteri ad interim del capo dello Stato fino alle nuove elezioni fissate per il 4 e 18 maggio.

   

 

 

 

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