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PORTOVESME – GRANDE DELUSIONE DOPO IL VERTICE CON IL GOVERNO E GLENCORE

Il nulla di fatto non sblocca la vertenza, nessuna certezza sulla ripresa dell'attività produttiva

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Dall’incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy sulla vertenza Portovesme, alla presenza della sottosegretaria Fausta Bergamotto, dei vertici della multinazionale Glencore e dell’amministratore delegato della Portovesme srl Davide Garofalo, “sono emerse posizioni considerate non rinunciabili da entrambe le parti”.

Questo il sunto di una nota stampa diffusa dal Ministero.

Nello specifico, Glencore non ha recepito la necessità di dare certezza alla ripresa delle attività produttive, fa sapere il ministero.

“Sono tornata a chiedere ufficialmente la ripresa della produzione – spiega la sottosegretaria Bergamotto – ma i vertici dell’azienda non hanno acconsentito. Il problema non è solamente il costo dell’energia, quanto la necessità per il gruppo Glencore di mettere in campo un progetto di riconversione che vada verso l’economia circolare, come hanno affermato i presenti. Noi siamo pronti ad aiutarli per la riconversione industriale, ma occorrono garanzie per il presente e per il futuro dei lavoratori, che allo stato non ci sono state evidenziate”. “Per dare continuità al lavoro avviato con le parti sociali e con le istituzioni del territorio, si ritiene indispensabile un confronto per valutare quanto è necessario fare anche alla luce della proposta formulata da Glencore. Per tanto convocheremo un tavolo al ministero il prossimo 12 aprile”, conclude la sottosegretaria.

Secondo quanto emerso dalla riunione, la Glencore ha ribadito di non voler abbandonare il sito industriale e che lo studio di fattibilità per la riconversione dello stabilimento del Sulcis sarà presentato entro la fine di maggio. A questo proposito la multinazionale svizzera – rappresentata al tavolo da Aline Cote, responsabile global del dipartimento zinco e piombo, Nick Papovic, responsabile global marketing zinco e piombo e dall’amministratore delegato della Portovesme Srl Davide Garofalo – ha proposto di costituire un ristretto gruppo di lavoro col Mimit che potrebbe iniziare il suo lavoro dopo Pasqua per poi concludere la sua attività entro un mese dalla presentazione del progetto di riconversione per la produzione di batteria di ultima generazione, non oltre comunque il 30 giugno. Questa proposta verrà esaminata ora dal Governo con i sindacati e la Regione.

GIUDIZIO FORTAMENTE DALLA RSU – Un giudizio “fortemente negativo” è stato espresso dalla Rsu della Portovesme a conclusione della riunione iniziata ieri mattina a Roma e conclusasi oggi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy. “L’ad Garofalo ha espresso quanto la riunione sia stata lunga e impegnativa per la complessità dei temi – spiegano i sindacati del Sulcis – visto l’impatto sociale che l’attuale assetto dei due stabilimenti sta generando e vista la difficoltà a trovare delle soluzioni strutturali al problema. L’impedimento unico al riavvio degli impianti è solamente l’alto costo energetico e Glencore conferma che non vuole abbandonare le attività del territorio.

Le organizzazioni sindacali prendono atto di quanto comunicato dall’Azienda e di quanto espresso dal Governo, riconoscendo in sintesi che il Governo non ha messo in campo nessuno strumento aggiuntivo sufficiente per il calmieramento dei prezzi e l’allineamento alle regioni peninsulari. Con rammarico prendiamo atto delle dichiarazioni da parte della Regione, la quale continua a sostenere che il problema energetico sia superato”. “L’unico aspetto che possiamo ritenere positivo – conclude la Rsu – è la creazione di un tavolo tecnico tra Glencore e Mimit, che con tempistiche certe non vanno oltre il 30 giugno 2023, per la determinazione di una “strategia” comune affinché l’eventuale piano di riconversione dello stabilimento verso nuove produzioni possa avvenire con la massima garanzia per tutte le lavoratrici e tutti lavoratori”.

SOLINAS, DELUSIONE PER L’ATTEGGIAMENTO DELLA GLENCORE – “Dopo decenni di impegno delle istituzioni, in termini di risorse finanziarie e tutela ambientale, non possiamo accettare che le scelte della multinazionale condannino un polo strategico alla scomparsa, e con esso migliaia di lavoratori alla disperazione”. Così il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas, che esprime “profonda delusione e preoccupazione per l’intransigenza mostrata da Glencore, che nel vertice a Roma con la Sottosegretaria al Mimit Fausta Bergamotto ha opposto un reiterato rifiuto alla richiesta di riavvio degli impianti di Portovesme e San Gavino, pur in presenza di ampie garanzie di sostegno rappresentate dalle misure in vigore per l’abbattimento dei costi energetici”.

“Appare chiaro, come avevamo temuto – prosegue Solinas – che il fattore energia non fosse in realtà quello decisivo. Altre motivazioni di strategia industriale e commerciale incombevano sulla vertenza e orientavano fin dall’origine l’atteggiamento di Glencore, dalla quale ci attendevamo parole chiare che non sono ad oggi arrivate”. “Per noi – afferma ancora il governatore sardo – può esserci un solo esito possibile: il mantenimento delle attività e di tutti i livelli occupazionali fino all’avvio di un processo di riconversione industriale del quale attendiamo di conoscere il progetto, e per il quale non possiamo che confermare il nostro sostegno in presenza di solide garanzie. La Regione parteciperà agli incontri programmati nei prossimi giorni, a garanzia dei lavoratori ma anche in difesa di un polo industriale vitale per il Sulcis e strategico per la Sardegna e per l’Italia”.

LAI (PD), GOVERNO FALLISCE LA PRIMA CRISI INDUSTRIALE – “Alla prima vera crisi industriale con una multinazionale il governo Meloni dimostra tutta la sua incapacità: il fallimento della trattativa tra il governo e la multinazionale svizzera Glencore per la vertenza della Portovesme srl che coinvolge oltre 1500 lavoratori ha precise responsabilità nella volontà dell’azienda di chiudere le principali produzioni uanto nella proposta insufficiente da parte del Mimit, il ministero competente”. Così, in una nota, il deputato del Pd, Silvio Lai.

“Il governo non può pensare di affrontare una crisi di questa dimensione con le proposte ordinarie del 20% di credito d’imposta sull’energia in una Regione che oggi la paga 3 o 4 volte il prezzo medio italiano né, d’altronde – osserva il parlamentare dem – consentire alla multinazionale che ha ottenuto tanto in questo Paese di chiudere le produzioni principali al prezzo di un possibile futuribile piano di riconversione che occuperebbe meno del 10% della attuale forza lavoro. Un Governo capace, che si mette in campo ai massimi livelli, ha gli strumenti per evitarlo e per evitare che una produzione strategica come il piombo sparisca dal nostro Paese, non lasciando soli i lavoratori e i loro rappresentanti, a partire dal prossimo 12 aprile. In questo contesto – conclude Lai – il presidente della Regione Sardegna è attore non protagonista, che anziché mettere in campo soluzioni, si presenta a mani vuote ma ‘commosso'”.

IN MARCIA LA  PRODUZIONE DELLA SIDER ALLOYS – A distanza di circa 4 mesi dalle prime placche in alluminio sfornate dalla fonderia della Sider Alloys di Portovesme, con una produzione di circa 2-3mila tonnellate al mese, che aumenterà sino a circa 200mila tonnellate anno nel 2024, la Regione ha verificato lo stato del riavvio produttivo dello stabilimento. “È necessario rafforzare la coesione del sistema industriale regionale, che non deve essere diviso da localismi – ha detto l’assessora dell’Industria, Anita Pili, in visita alla fabbrica insieme all’amministratore delegato Giuseppe Mannina e al direttore affari generali e legali Eros Brega – È stato un momento di confronto importante”, sottolinea.

“Il polo dell’alluminio in Sardegna sta finalmente ripartendo e non possiamo che essere felici di questo. I fondi del Pnrr – chiarisce l’assessora – permetteranno di ultimare la fase di revamping dello stabilimento, fondamentale per il progetto di riavvio della produzione di alluminio primario. La Regione seguirà passo dopo passo l’azienda nel suo percorso”. “Anche in ragione della ripartenza della produzione di Sider Alloys – aggiunge – è decisivo definire al più presto, insieme al Governo nazionale, il quadro strategico energetico della Sardegna”.

(Ansa)

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