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OLEOTURISMO – Normativa regionale ancora ferma al palo

Parte la nuova stagione, ma in Sardegna non si può ancora parlare di "oleoturismo"

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Di Salvatore Loriga

Sta per iniziare la nuova campagna olearia e, agevolati dalle belle giornate che si prevedono, sarebbe l’occasione per fare dell’oleoturismo, un nuovo modo di conoscere l’olio extravergine di oliva, con itinerari esclusivi tra i diversi frantoi attraverso le terre dell’olio.

 

Un ”nuovo” metodo di promozione che si avvale di strumenti tradizionali e innovativi per promuovere l’extravergine e l’oleoturismo nel mondo, a vantaggio del produttore, ma specialmente del consumatore finale, che potrà vedere tutto il percorso di produzione e far “proprio” l’olio che acquisterà ed utilizzerà.

 

In effetti, con questo moderna e sempre più ricercata forma di turismo, regolarmente normato e con specifiche linee guida ed indirizzo a livello nazionale, si sono aperte le porte ad un nuovo metodo di valorizzazione, non solo dell’olio extra vergine di oliva delle nostre aziende, ma anche dei territori di produzione.

 

Di fatto lo Stato centrale ha fatto la sua parte per favorire ed incrementare un reddito agli olivicoltori, che sono rappresentati non dalle grandi sigle commerciali, ma da tanti e piccoli appezzamenti e frantoi sparsi in ogni dove.

 

Essere in grado di riuscire a trasmettere al consumatore finale, partendo dalla storia produttiva per arrivare al gusto ed all’esaltazione della biodiversità degli oli nazionali, e sardi nel nostro caso, si potrebbe riuscire a garantire un miglior reddito a tutti i nostri imprenditori, che oramai assolvono più al compito di guardiani del territorio che ad altro.

 

Abbiamo detto che lo stato ha fatto la sua parte, con la Legge 27 dicembre 2017 n° 2015 cui è seguito il Decreto MIPAAF del 26 gennaio 2022, che ha finalmente definito gli indirizzi e le linee guida per l’esercizio dell’attività oleoturistica.

 

Ora spetta alle regioni e, naturalmente, anche alla Sardegna, dove è stata approvata all’unanimità la proposta di Legge, la n° 305/A del 22 dicembre 2021, per la disciplina dell’oleoturismo in Sardegna, ma che, nonostante le forti e continue sollecitazioni dell’attento Presidente di Commissione, ancora non è stata iscritta all’Ordine del giorno in Consiglio Regionale per una sua discussione.

 

Ritardo che, se prima ci vedeva come prima regione d’Italia a poter normare tale settore, ora ci vede superati dalla Toscana e dalle Marche!

 

Normativa regionale importantissima per poter dare slancio al settore, allineandosi alle linee guida del decreto nazionale, ma contestualmente adattandole al nostro contesto regionale, al fine di valorizzare il settore olivicolo ed oleicolo sardo.

 

Certamente è una possibilità importantissima, con l’oleoturismo che viene finalmente riconosciuto come attività imprenditoriale, con specifiche competenze e fruitore di specifici finanziamenti, per i necessari investimenti.

 

Mentre al consumatore finale viene data la possibilità di entrare in un percorso formativo e di conoscenza dell’olio che mai avrebbe potuto acquisire senza certi strumenti, a partire dalla raccolta delle olive, fino a partecipare alla molitura e degustazione dei prodotti ottenuti, anche in abbinamento ad altri alimenti.

 

Detto per inciso, non si parla assolutamente di ristorazione, ma di una degustazione con pane e salumi e formaggi, supportati dal personale dell’azienda o del frantoio, con specifiche competenze e conoscenze.

 

Tutte argomentazioni che saranno senz’altro definite nella proposta di Legge Regionale depositata, per l’appunto, in Quinta Commissione ed in attesa di diventare Legge a tutti gli effetti.

 

Vengono ad aprirsi, quindi nuovi scenari, importantissimi per il settore, sia con una maggior valorizzazione delle nostre eccellenze agroalimentare in generale, abbinati ad altri prodotti, ma anche delle aree di produzione, o “terroir” come viene chiamato dai francesi per il vino, con storie ed aneddoti che non faranno che suscitare ed aumentare la curiosità degli eventuali usufruitori.

 

Ricordiamoci che l’Associazione Città dell’Olio, che riunisce ben 454 Enti pubblici uniti per la promozione e la salvaguardia dell’Olio Extravergine d’Oliva, ha la sua punta di diamante proprio in Sardegna, con la partecipazione di ben 41 cittadine iscritte all’albo.

 

Realtà che spingono ed investono nella promozione e nella cura e conservazione di tantissimi frantoi antichi e tipici e che, con l’approvazione della normativa a livello regionale, potrebbero intervenire ancora di più, ma che al momento stanno, per forza di cose, anche loro a guardare in attesa di quanto potrebbe fare la Regione Sardegna.

 

L’importante, infatti, è non perdere tempo in Consiglio regionale; perché se anche quest’anno non si riuscisse a cogliere l’importanza di questa opportunità, attivandosi subito per l’adeguamento della normativa regionale alle linee guida del decreto nazionale, sarebbe un’altra occasione persa.

 

Occasione che, visti i tempi a disposizione e quanto fatto finora, si teme verrà persa ancora una volta, senza che gli olivicoltori sardi abbiano la possibilità di attivarsi e poter usufruire di questa nuova opportunità, che invece altre regioni italiane stanno cogliendo in pieno.

 

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