La commemorazione dei defunti è una ricorrenza che, un tempo non troppo lontano, era giorno festivo ma in seguito derubricato a giornata feriale.
Una decisione incomprensibile, per certi versi, in quanto se nel calendario di ogni essere umano deve esserci un giorno “speciale”, è quello in cui onoriamo la memoria dei nostri defunti.
Tante, e nelle più svariate forme, sono le consuetudini e tradizioni che in tutto il mondo accompagnano le celebrazioni legate a questa giornata.
In Sardegna i nomi che gli vengono attribuiti sono diversi da zona a zona: su mortu mortu, su peti coccone, su pane ‘e su tocu, is ànimas, is pannixeddas, su biddiu longu.
E’ alla vigilia, il giorno di Tutti i Santi, che si fanno i preparativi, in previsione della visita che il giorno successivo, il 2 novembre, faranno i bambini, che di buon mattino si presenteranno bussando alle porte delle case.
Riti che si perdono nella notte dei tempi, per la maggior parte fagocitati e spettacolarizzati dal quel fenomeno di costume globale che è Halloween, oggi più consumistico-commerciale che, pur avendo negli Stati Uniti il fulcro moderno, non è nato assolutamente in terra americana.
È nell’area del Mediterraneo, o comunque in Europa, quella dove si è sviluppato primordialmente il senso del rispetto verso i defunti.
Un anelito che già 50 mila anni fa era presente nell’uomo di Neanderthal che, siamo certi, praticava il rito della sepoltura e la memoria per i morti.
Invece, le celebrazioni più vicine a quelle a cui noi oggi siamo abituati, affondano le radici in alcune feste pre-cristiane, quindi a circa 2 mila anni fa o poco più, trasformatesi nel tempo e contestualizzate con il passare dei secoli all’interno della tradizione cristiana.
Sono tanti gli aspetti che a distanza di tanto tempo continuano a essere denominatore comune in tutte le latitudini.
Uno fra tutti la zucca, che dovrebbe raffigurare o sostituire il teschio del defunto, con la candela all’interno; un tipico simbolo della tradizione celtica, nitidamente presente nella memoria dei più anziani di alcuni paesi della Sardegna centrale, come ad esempio Gadoni.
Non è nata quindi con Halloween; anzi bisognerebbe evitare che questo antichissimo rito venga fagocitato in contesti meramente commerciali contribuendo così a far perdere quello che era il significato originario della ricorrenza.
Ovvero quella dettata dalla convinzione che il giorno della commemorazione dei morti, i defunti tornino nelle case in cui hanno trascorso gran parte della vita terrena per degustare le pietanze che più amavano quando erano in vita.
In questo contesto, a metà strada tra credenza religiosa, mito e leggenda, sono i bambini che impersonificano gli spiriti in visita terrena e, per questo motivo, sono i destinatari dei doni e delle offerte.
Un veicolo, il più innocente e puro, per raggiungere le anime dei cari estinti.
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