OZIERI > Nell’esprimere la sua gratitudine alla Conferenza Episcopale Italiana (Cei) per il sostegno costante fornito al territorio del Logudoro, il vescovo di Ozieri, Monsignor Corrado Melis, attraverso le pagine dell’osservatorio “Il Giornale di Oristano”, ha voluto affrontare la vicenda legata alle accuse mosse contro la Cooperativa Spes e al presunto inappropriato uso dei fondi dell’8xmille.
Innanzi a tutto, per dovere di cronaca ma non solo, bisogna ricordare che la vicenda giudiziaria è nella fase in cui nulla è definito e si basa su ipotesi di reato che dovranno essere del tutto provate nelle sedi deputate.
“Le persone coinvolte, allo stato solo indagate, hanno manifestato l’esigenza di chiarire la propria posizione e chiedono il più sollecito accertamento giudiziale dei fatti, certi dell’infondatezza assoluta delle accuse mosse dalla Procura”, come ha ribadito il legale difensore, Ivano Iai, avvocato difensore di Antonino Becciu, fratello del cardinale Angelo Becciu, del vescovo di Ozieri, Corrado Melis, e delle altre sette persone indagate dalla Procura di Sassari.
“Cerco di descrivere ancora una volta tutta la tempesta che soffia sul mio cuore di Pastore – scrive monsignor Corrado Melis -. Sento che le fatiche di questi ultimi anni vorrebbero strapparmi via dalla mia vocazione di Padre di questa Chiesa. Riconosco la voce potente del Nemico che insinua nel profondo un vortice di pesantezza e di confusione che spesso demotiva e risucchia le energie. E posso confidare che il carico mi ha più volte obbligato a rallentare. Eppure, puntualmente si è manifestata l’immensa creatività dello Spirito Santo che ha risollevato, risanato e riacceso la domanda: ma io per cosa ci sono?”.
“Percepisco ogni manifestazione di affetto e di vicinanza come una carezza di Dio e sento forte il richiamo della Quaresima. Il soprassalto della verità e della vita infinitamente più grandi di me, la libertà liberante di chiedere aiuto, il sussulto del cuore che sa di non farcela da solo e sta in costante ricerca dell’Alleato. Ecco. A me questo tempo insegna veramente tanto. Una preziosissima scuola di umiltà, di fede e di verità. Così mi rendo conto di non essermi per niente allontanato dal Vangelo neanche questa volta. Quando le preoccupazioni per le accuse, l’angoscia delle sentenze e le lacrime di sconforto tentano di destabilizzare la passione del mio ministero di Vescovo. Questa è veramente la stessa via del Vangelo: un groviglio di sentieri, bivi, salite, voragini e dossi. Niente di più faticoso, e perciò niente di più prezioso da vivere!”, riflette Melis.
Il vescovo della diocesi di Ozieri ha espresso la volontà di continuare a perseguire nel suo impegno verso la cooperazione sociale e il supporto alle persone bisognose, sottolineando l’importanza di mantenere chiare e aperte le modalità di utilizzo dei fondi destinati alle attività sociali e caritative.
Attività professionali e caritative che negli ultimi 10 anni, attraverso l’impegno della diocesi, si sono concretizzate con investimenti che complessivamente hanno totalizzato 2 milioni di euro, provenienti dall’8×1000.
Fondi che hanno consentito di sostenere iniziative volte al miglioramento delle condizioni di vita e al reinserimento sociale delle persone in difficoltà.
“Questo prezioso servizio abbiamo sempre cercato di donare attraverso la Caritas diocesana che mi pregio di presiedere e attraverso il suo ‘braccio operativo’, la Spes, la cooperativa sociale di tipo B nata proprio per il reinserimento lavorativo di persone dai vissuti travagliati -ha detto Melis-. Siamo profondamente grati alla Cei che ci ha sempre dato fiducia permettendoci di portare avanti tanti di questi progetti. Sono tutti in queste attività professionali e caritative”
“Con chiarezza e animo fermo devo affermare che i poveri, ogni povero e ogni faccia della povertà è sempre stata una scelta preferenziale per questa Chiesa di Ozieri – prosegue il monsignore -. È trasparente e non negoziabile la finalità degli aiuti della Cei. La premura attenta e delicata verso gli svantaggiati del nostro territorio, verso le disabilità emarginate del mondo professionale, verso i disoccupati, padri e mamme di famiglie schiacciati dalla disperazione, i giovani che faticano a trovare una collocazione dignitosa per iniziare a progettare il futuro”.
“Questo prezioso servizio abbiamo sempre cercato di donare attraverso la Caritas diocesana che mi pregio di presiedere e attraverso il suo ‘braccio operativo’, la Spes, la cooperativa sociale di tipo B nata proprio per il reinserimento lavorativo di persone dai vissuti travagliati. Siamo profondamente grati alla Cei che ci ha sempre dato fiducia permettendoci di portare avanti tanti di questi progetti.”
Monsignor Melis estende i suoi ringraziamenti ai devoti e ai sacerdoti che dedicano tanto impegno e dedizione al servizio delle anime.
“Sento infine forte in questi giorni almeno tre importanti certezze. Il popolo di Dio della nostra Chiesa diocesana conosce personalmente i suoi sacerdoti e riconosce anche il loro quotidiano spendersi per far crescere il Vangelo nelle comunità. Ci sentiamo lusingati dai messaggi che vengono dalle chiese sorelle che conoscono la nostra realtà e hanno sempre stimato l’aria fraterna, onesta e laboriosa che si respira tra i presbiteri e tra i laici della diocesi di Ozieri. Siamo uomini e donne di fede, di preghiera e di azione. In costante cammino verso il Regno, con cadute e accelerate, ma con la forza di camminare assieme. Lasciandoci portare dal vento dello Spirito Santo che guiderà verso la verità anche questa pagina della nostra storia”.
In conclusione un messaggio di speranza.
“Non siamo fatti per sostare nel Venerdì Santo e il mattino di Pasqua risplenderà ancora più prorompente. Non scappiamo via dalla possibilità di scrivere assieme nuovi capitoli del Vangelo e fidiamoci veramente della fantasia dello Spirito che sa inventare vita dove c’è delusione e dolore. ‘Quando siamo deboli, è allora che siamo forti’”.
A latere della vicenda è di poche ore fa la lettera aperta che il Cardinale Angelo Becciu ha inviato al vescovo della diocesi di Ozieri.
“Cara Eccellenza, caro don Corrado, le notizie divulgate in questi giorni mi hanno addolorato e stordito più di quanto potessi immaginare” -si legge nell’epistola-.
“Sono momenti di smarrimento e anche di ribellione contro chi formalizza accuse che nel profondo del cuore sappiamo non essere vere. Qualcuno mi ha sconsigliato di scriverti per non compromettere la mia situazione di condannato. È un consiglio che rifiuto. Un consiglio che non posso accettare. Anzi, l’essere stato ingiustamente condannato mi rende più libero di esprimermi. Nessuna condanna mi può impedire di essere cristiano, di parlare liberamente e di alzare la voce per esprimere solidarietà a chi soffre” -scrive il porporato di Pattada.
“Quando si è innocenti si ha il dovere – e non solo il diritto – di testimoniare la verità, senza tatticismi di sorta. Per esperienza so quanto bene facciano all’anima la vicinanza e la solidarietà dei fratelli nella fede! La sofferenza tua è mia, è dei sacerdoti, delle consacrate, dei fedeli della diocesi e di tutte le persone che ti conoscono. Chi ti conosce sa bene con quale dedizione vivi il tuo impegno pastorale riservando agli ultimi e agli emarginati “la prima fila” non solo del cuore ma anche nelle opere quotidiane. Ci hai dato in questi anni l’esempio del coraggio e della dedizione totale verso il gregge che papa Francesco ti ha affidato. Sono certo -conclude Becciu- che anche in questo difficile momento sarai di esempio nell’affrontare a testa alta la prova che ti è data da vivere.”