Santa Lughia dae sendhe bimba
ndhe ‘ogaiat dae ojos sa rena,
sa chi ti canto como ti la timba,
ti selvit de collana e de cadena;
tue giughes demòniu in sa vena
e ceo giutto un’ànghelu in sa limba;
ca eo dae sendhe criadura
fia de sos poettes sa postura.
BUDDUSO’ > Il grande poeta improvvisatore di Buddusò, Barore Tucone, non amava le rime facili.
In questa sua sottovalutata ottava, ricorre all’italianismo ”bimba” per richiamare alla memoria il vocabolo buddusoino, in disuso e ormai dimenticato, ”timbare” che significa: ricordare.
Bimba, col nesso consonantico ”mb”, riporta al canto a tenore ardo (a Buddusò chiamato ”bimboi”, col nesso ”mb” unito al suffissoide sardiano ”òi” che attesta l’arcaicità preistorica del canto).
Bimba è rima debole, essendo un italianismo, ma, non a caso messa in evidenza con l’esposizione nel primo verso dell’ottava, acquista potenza cessando la funzione di rima d’appoggio e prendendo il suo vero significato, rappresentato da uno dei vari suoni gutturali che emette la ”contra” buddusoina (bim-bah, bim-barah, bim-barabbah ecc.) nel canto a tenore.