Dopo un 2023 fortemente caratterizzato da una persistente siccità, soprattutto nel nord Italia, in questo inizio d’anno 2024 l’inverno ha ribaltato la situazione logistica, con la scarsità idrica concentrata ora nel centro-sud dell’Italia.
Segnali inquietanti che stanno a dimostrare che il nostro Paese si sta impoverendo di questa preziosa risorsa, che necessita di concrete misure infrastrutturali ma che, in risposta all’emergenza in atto, ancora non si vedono soluzioni.
Con la conseguenza che autorità ed enti preposti devono correre ai ripari, ponendo forti limitazioni all’utilizzo dell’acqua, con turnazioni per l’uso potabile ed addirittura con il blocco per l’uso agricolo, come recentemente avvenuto per il bacino del distretto di Posada.
Fortunatamente, con le piogge di questi ultimi giorni l’emergenza siccità, che stava mettendo in seria difficoltà l’intera isola, con conseguenti scenari non proprio piacevoli, sembra stia giungendo al termine.
Parola fine, che potrebbe essere messa definitivamente, proprio grazie alle piogge di lunedi e martedi di questa settimana.
Infatti le previste restrizioni per l’agricoltura, con la chiusura della diga Maccheronis di Torpè e la riduzione di quella erogata dal bacino di Monte Lerno, sono state rinviate, dall’Agenzia Regionale del Distretto Idrografico, Adis, e dall’Ente Acque della Sardegna, Enas, proprio grazie a queste ultime piogge.
Questi giorni di pioggia non solo portano acqua negli invasi, ma riempiono le falde, con notevoli miglioramenti idrici di tutti i vari bacini regionali.
Ad esempio, nella diga Maccheronis di Torpè, sono arrivati, in sole 48 ore, ben due milioni di metri cubi d’acqua, con l’arrivo stimato di altri 500 mila mc al giorno per i prossimi dieci giorni, arrivando, a percentuali di volume invasato molto rassicuranti, con 12 – 13 milioni di metri cubi, su una capacità massima autorizzata di 22,84 milioni.
Stesso discorso per la diga sul Cedrino, di Pedra e Othoni, che sta avvicinandosi alla sua massima capacità d’invaso, con un prevedibile rientro alla normalità.
Leggendo l’ultimo bollettino relativo allo stato di consistenza delle dighe appartenenti al Sistema Idrico Multisettoriale Regionale (SIMR), consultabile anche sul Sistema Informativo Invasi appositamente predisposto e raggiungibile al seguente link https://www.sardegnacedoc.it/invasi/ ed emesso dalla Regione il 29 febbraio, la situazione era drammatica.
Più in particolare, sui 29 bacini monitorati, solo il Liscia, in Gallura, operava in regime ordinario, mentre tutti gli altri erano a livello di pericolo o di emergenza.
Di questi avevano raggiunto il massimo picco ben cinque invasi, ed in particolare Punta Gennarta e Medau Zirimilis del sistema idrico dell’Alto Cixerri, Maccheronis di Posada, Bau Muggeris e Santa Lucia dell’Ogliastra.
Ecco perché l’ordine di chiusura delle dighe di Maccheronis e Monte Lerno che, proprio grazie alle recenti piogge, nel giro di poche ore, è stato annullato.
La situazione idrica sembra essere tornata a livello di normalità, ma solo ed esclusivamente grazie alle piogge.
E’ evidente che la situazione così non può andare avanti. Serve una seria programmazione, perché non si può neanche ipotizzare un serio programma di sviluppo della Sardegna, senza considerare la disponibilità d’acqua.
Ma lavorare in questa maniera, come si sta facendo ultimamente, non è razionale, sia perché si fa affidamento solo sulle piogge, ma anche perché ci sono troppe ed eccessive dispersioni dalle condotte.
Perdite che incidono tantissimo, come certificato dai dati Istat, secondo cui la Sardegna è, insieme a Molise, Sicilia, Abruzzo e Basilicata, tra le regioni dove è maggiore il fenomeno, diffuso in tutta Italia.
Dati che, in Sardegna, certificano che ben il 51,3 per cento di risorsa immessa in rete viene disperso.
Ossia alle utenze finali arriva meno della metà dell’acqua inviata e se, oltre a non averne, ne disperdiamo cosi tanta, la cosa non va assolutamente bene.
La perdiamo tranquillamente, senza fare nulla per evitarlo. Un vero e proprio spreco, in barba alla scarsità di una risorsa preziosa e al rischio, concreto, di precipitazioni sempre più scarse.
Vero è che alcune soluzioni erano state già prese, come ad esempio l’interconnessione dei bacini, già attuate in parte, e che è da completare proprio nelle aree dove il rischio siccità è maggiore.
Però bisogna intervenire anche per un uso più razionale della risorsa, evitando proprio gli sprechi.
Soprattutto quelli dovuti alle perdite nelle reti di distribuzione, attivando interventi strutturali per ridurre se non si riesce ad evitare le perdite, e garantire un approvvigionamento idrico efficiente e sostenibile per l’isola, per la realizzazione di nuove condotte idriche, altrimenti si continuerà a mandare acqua, perdendone oltre il 51,3% lungo il trasferimento. Acqua persa, ma che viene regolarmente pagata dagli utenti finali!
Oppure, considerati i reali costi per intervenire sulle condotte, impostando la realizzazione di nuove dighe, ove l’ambiente ed il territorio lo permettano.
Certo è che qualcosa, a breve, dovrà essere fatta.
Altrimenti non usciremo mai da questa situazione di emergenza, risolta solo ed esclusivamente grazie alle piogge, senza che noi si possa fare alcunché se non sperare nella santa pioggia!
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