Secondo l’ultimo report del Gestore dei Servizi Energetici, il noto GSE, Società controllata dal solo Ministero dell’Economia e delle Finanze che si occupa degli incentivi economici per la produzione di energia da fonti rinnovabili e da impianti di cogenerazione ad alto rendimento, la superficie occupata dai pannelli fotovoltaici è pari allo 0,13% della Superficie Agricola Utilizzabile, la famosa SAU, italiana, cioè quasi 16 mila ettari su un totale di circa 12,8 milioni nazionali.
Nel particolare, a livello regionale, la regione con la maggior superficie occupata è la Puglia, con lo 0,34%, cui seguono il Lazio con lo 0,23%, le Marche con lo 0,21%, Sicilia e Basilicata con lo 0,11%, sempre sulla SAU regionale, ed a seguire le altre.
In Sardegna la situazione, rispetto alla media nazionale, è molto più bassa , con una superficie agricola utilizzabile occupata dai pannelli, dello 0,06%, pari a 855 ettari.
E’ evidente che, si sta discutendo, di numeri percentuali veramente ridicoli.
Eppure sembra che, quando si discute di pannelli fotovoltaici, si parli del demonio all’ennesima potenza e che l’installazione di questi porti sempre ad un danno ambientale senza precedenti, arrivando a vietarne l’installazione a terra sui terreni agricoli.
Sono fatti salvi, esclusivamente, gli impianti finanziati dal Pnrr, come quelli relativi a progetti di agri voltaico, con impianti sollevati da terra di almeno due metri, e quelli, ma questo da sempre, da realizzare in cave, miniere, aree in concessione a Ferrovie dello Stato e ai concessionari aeroportuali, zone di rispetto della fascia autostradale, terreni interni ad impianti industriali, che però nulla hanno a che fare con la Superficie agricola.
Agri voltaico che sarebbe l’ideale sia per il mondo agricolo, ma anche per l’efficientamento energetico, perché permetterebbe sia la coltivazione del fondo ma ugualmente la produzione di energia elettrica, con indubbi vantaggi ad ambedue le attività.
Lo stesso Joint research center (Jrc) della Commissione Ue, ha recentemente stabilito, analizzando la questione dal punto di vista tecnico, che la produzione del solo agri voltaico permetterebbe il raggiungimento degli obiettivi al 2030.
Considerato poi che l’Italia, nel G7 del 30 aprile, ha preso l’impegno di triplicare la sua produzione di energia da fonti rinnovabili entro il 2030 e che oggi ne produce solo 66 GW, dovrà arrivare ad installare un totale di 198 GW in meno di 7 anni.
Risultato facilmente raggiungibile, per il quale servirebbe meno dell’1% dei terreni agricoli, sempre evitando le aree di pregio, per arrivare ad ottenere un’elettricità che ha un costo pari ad un terzo di quella prodotta da altri impianti fotovoltaici residenziali sui tetti.
Il problema è che si stanno sempre più presentando progetti, su superfici accorpate di grandi dimensioni, che presentano problematiche ambientali, senza però avviare un percorso di compatibilità tra produzione energetica, agricola e profilo paesaggistico.
Soluzione questa che permetterebbe di raggiungere facilmente gli obiettivi energetici comunitari, con piena soddisfazione ambientalistica ed agricola.
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