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AGROALIMENTARE – Miele, Ma quanto mi costi?

Una recente e attendibile indagine statistica evidenzia il costo di produzione del miele in Italia

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Di Salvatore Loriga

É da poco uscita l’indagine statistica Honey Cost, redatto da CREA, con il Centro di Ricerca Politiche e Bioeconomia ed in collaborazione con l’Osservatorio Nazionale Miele ed il Masaf, per la determinazione dei reali costi di produzione del miele, analizzando i vari fattori produttivi con una chiara, valida ed accurata metodologia scientifica.

 

Un settore importantissimo, non solo a livello economico, con una produzione, nel 2022, calcolata da Ismea in 144 milioni di euro, ma anche per l’azione impollinatrice delle api sulle colture agricole, per la preservazione dell’ecosistema e la valorizzazione della biodiversità.

 

Però, nel primo semestre 2023, si è assistito ad un crollo produttivo medio del miele italiano dal 75% al 100%, prevalentemente per l’evidente alterazione dei ritmi naturali, dove si è avuta prima la siccità, con i suoi devastanti effetti negativi sulla maggior parte delle fioriture spontanee e coltivate, a danno della produzione del mille millefiori.

 

Successivamente si sono avute le forti piogge primaverili e di fine primavera, che hanno impedito alle api di bottinare e di nutrirsi sia del miele che avevano già prodotto, ma anche della nutrizione di soccorso che era stata adottata dagli apicoltori.

 

Ma se guardiamo l’andamento produttivo in un arco temporale maggiore, almeno decennale, vediamo che invece la situazione è abbastanza differente, con un trend positivo.

 

Andamento reso evidente dall’ingresso di un sempre maggior numero di apicoltori, specie giovani.

 

Ritornando all’indagine, considerato il campione analizzato ha una rappresentatività statistica significativa, possiamo dire che si tratta di un’iniziativa importantissima per il settore dell’apicoltura, rappresentando un’unicum nel suo genere.

 

Ma la filiera del miele, è diversa rispetto alle altre filiere agroalimentari, anche perché i principali attori di questa catena produttiva hanno un ruolo completamente differente da quello svolto dagli altri attori.

 

Però, con questa indagine, grazie alla collaborazione di 434 intervistati, attivi operatori del settore, si è riusciti ad avere un risultato quanto mai attendibile, che fungerà da base fondamentale per definire strategie di sviluppo del settore e di valorizzazione del prodotto.

 

Risultati che permetteranno di definire, in maniera più esatta ed attendibile possibile, i costi di produzione del miele e consentiranno di intervenire in maniera appropriata su diversi contesti.

 

In primis, a livello politico, per la definizione di appropriate strategie di sviluppo nazionale e regionale, ma anche per i singoli imprenditori, per i quali è fondamentale conoscere quanto viene ad incidere economicamente allevare le api, produrre il miele e poter così prendere delle decisioni fondamentali, per una più oculata ed attenta gestione imprenditoriale dell’attività.

 

Lo studio si è basato sull’analisi di 434 aziende, ubicate in diverse aree del territorio nazionale, di cui 17 anche in Sardegna, con una produzione standard maggiore a 8 mila euro e con una dimensione di almeno di 120 alveari, che sono la rappresentanza statistica di ben 6.100 imprenditori apistici nazionali.

 

I dati raccolti, basati sul 2020 e sul 2021, hanno evidenziato che gli apicoltori sono per il 33% rappresentati da giovani, che pochissimi si avvalgono del marchio DOP o IGP, che ben il 70% delle aziende praticano il nomadismo ed il 30% l’agricoltura biologica.

 

Quello che colpisce, in quest’indagine, è il prezzo del miele, IVA compresa, che non presenta grosse differenze in funzione delle modalità di allevamento, con un prezzo oscillante in una forbice da 8,90 a 9,70€ al chilo, con punte maggiori di circa 13 €/Kg se si vende direttamente al dettaglio.

 

Anche le rese per alveare non si differenziano molto a seconda della dimensione economica, ma variano prevalentemente in funzione del tipo di allevamento.

 

In particolare nelle aziende che praticano il nomadismo si ha una resa media di 22 Kg/alveare, mentre in quelle stanziali il valore è nettamente inferiore, attestandosi attorno ai 12 Kg/alveare sempre come valore medio.
Piuttosto, secondo l’analisi statistica, i costi di produzione sono da suddividere in 3 differenti livelli, con componenti maggiori, ogni volta che si passa da un livello all’altro.

 

In particolare nel 1° livello, con spese variabili, troviamo le correnti e le sostenute per il confezionamento e la commercializzazione del prodotto, con costi valutati in media pari a 4,1 euro per kg di miele prodotto, nel 2° livello, con in più i costi fissi, del lavoro retribuito, degli affitti, delle manutenzioni ordinarie e degli ammortamenti, si arriva ad avere dei costi medi pari a 3,2 euro per kg di miele ed un 3° ed ultimo livello, dove considerando il costo del lavoro familiare non retribuito, si arriva ad avere un importo medio di ben 13 euro per kg di miele.

 

Da cui, se non andiamo a considerare le aziende piccole/stanziali, che sono prevalentemente rappresentate da hobbisti, è evidente che si riescono quasi sempre a raggiungere dei buoni risultati economici.

 

In conclusione, grazie a questo report che ha permesso di far conoscere i reali costi che l’apicoltore italiano sostiene per produrre un chilo di miele, non solo il politico e l’imprenditore se ne avvantaggeranno, ma anche il consumatore finale ha un’ulteriore strumento per valutare l’origine del prodotto e decidere se comprarlo o meno.

 

Ricordandoci tutti, però, che bisogna sempre diffidare di un prezzo troppo basso!

 

 

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