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GIORGIO ASPRONI – 30 APRILE, UNA DATA DA RICORDARE

In questo giorno del 1876 moriva a Roma il grande deputato protagonista del Risorgimento

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Di Annico Pau

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

 

Il 30 aprile del 1876 moriva a Roma, in una spartana abitazione di via della Croce 75, il deputato nuorese-bittese Giorgio Asproni.

 

I funerali furono pubblici ed imponenti, e per i giornali di tutta l’Italia costituirono un importante fatto di cronaca. Allestiti a spese del Comune di Roma, ebbero la partecipazione ufficiale del Parlamento.

 

La Camera dei Deputati non solo inviò una delegazione, ma deliberò anche di proclamare il «lutto ufficiale»: onore prima di allora riservato solo a Cavour e a Rattazzi, con la differenza che questi erano stati a capo del Governo, mentre Giorgio Asproni era stato solo un semplice deputato dell’opposizione.

 

I cronisti che seguirono l’avvenimento misero in risalto non soltanto la presenza di parlamentari e uomini politici di tutte le tendenze, ma anche la partecipazione popolare.

 

Colpì soprattutto la nota di colore data dalle bandiere rosse che, in quel 1° maggio non ancora consacrato alla festa del lavoro, accompagnavano il corteo: ai lati e dietro il carro funebre stavano i vessilli degli elettori di Trastevere, delle Società operaie, della Massoneria, dell’Accademia di San Luca, e poi i fazzoletti rossi dei garibaldini.

 

Quei funerali furono una vera e propria manifestazione politica.

Per alcuni rappresentavano la fine dei tempi eroici del Risorgimento; per i più una dimostrazione di forza della Sinistra, salita da qualche mese al potere.

 

Si comprende così l’accesa disputa che si ebbe alla Camera quando, all’annunzio della scomparsa di Asproni, la Sinistra avanzò la proposta di proclamare il «lutto ufficiale» per tre giorni, e la Destra, opponendosi vivacemente, scatenò una battaglia parlamentare che finì per colpire sfavorevolmente l’opinione pubblica.

 

Per i democratici la commozione per la scomparsa improvvisa di uno dei vecchi esponenti del Parlamento, che aveva vissuto tutte le fasi dell’unificazione nazionale, era veramente profonda e sentita.

 

Garibaldi, che si trovava a Roma e che, ammalato, non aveva avuto la forza di partecipare alle celebrazioni per l’anniversario di Porta San Pancrazio, appena aveva saputo che Asproni era agli estremi, si era precipitato, reggendosi sulle grucce, in via della Croce sperando di poter salutare in vita l’amico: era giunto troppo tardi, e tra la commozione dei presenti aveva baciato il cadavere.

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