Secondo un’antica convinzione riportata da Sebastiano Satta, in Sardegna era ritenuto poeta colui che riusciva a compiere tre giri attorno ad un albero su cui cantava un assiolo, senza che questo “volasse” via.
Il Satta stesso non si reputava poeta (sic!), in quanto capace di fare, e a malapena, solo due giri attorno all’albero.
Coloro che riuscivano a fare i fatidici tre giri erano, certamente, gli improvvisatori (nella foto d’epoca poeti logudoresi impegnati in una gara estemporanea), ma, soprattutto, quelli in grado di comporre le poesie retrogradate (modas e modellos).
E qui si sfocia nell’aria rarefatta della massima espressione della sapienza metrica sarda, unica ed esclusiva.
Ad iniziare dalla terminologia immaginifica e vivace. Qui ritroviamo stili compositivi che non hanno riscontro in altre letterature: versi trobojados, trobeados, trobeidos, travados, ‘oltados, torrados, retrogados, trinettados, bogados a latu, fioridos, tentos a maglia, ecc.
Riuscendo, comunque, il poeta, pur in questa vorticosa girandola di parole-rima, a generare senso compiuto al componimento.