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SANITA’ – Salute mentale, significativo aumento di patologie

Negli ultimi anni guerra e pandemia hanno moltiplicato il disagio

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Di Sandra Marongiu

La salute mentale è un diritto.

 

Negli ultimi anni, guerra e pandemia, hanno moltiplicato il disagio psichico, determinando un significativo aumento di patologie psichiatriche gravi (disordine emotivo-affettivo, autolesionismo, violenza, uso di sostanze, depressione, disturbi del comportamento alimentare).

 

Solo lo scorso anno sono state 800mila le persone che, in Italia, si sono rivolte ai Dipartimenti di Salute mentale(DSM), istituiti con la Legge Basaglia nr. 180 del 1978.

 

I motivi sono, nell’ordine, depressione, ansia, disturbi psicotici e della personalità, che raccolgono quasi il 90% delle motivazioni.

 

Drammatici i dati sui minori: in dieci anni, il numero di accessi alle Neuropsichiatrie infantili ha registrato un aumento dell’87% nella fascia d’età compresa tra i 14 e i 20 anni.

 

Le informazioni e numeri riferiti dal Collegio dei DSM sono rilevati attraverso il SISM (Sistema Informativo Salute Mentale) che rappresenta lo strumento cardine per programmare l’erogazione dell’assistenza regionale e locale, nonché per stabilire strategie a livello nazionale, modulate su tempi medio-lunghi, in considerazione della prevalenza dei principali disturbi mentali, a cui sono associati diversi gradi di disabilità, sofferenze individuali e familiare, nonché importanti costi economici e sociali.

 

Riguardano i servizi, le caratteristiche degli utenti e le patologie, le attività dei servizi di salute mentale, le risorse di personale, l’attività psichiatrica ospedaliera, il consumo di farmaci e i costi dell’assistenza psichiatrica.

La pubblicazione contiene anche schede regionali che descrivono le risorse a disposizione, l’utenza trattata, l’attività ospedaliera e territoriale di ogni regione.

 

I dati, come spiega Angelo Fioritti, presidente del Collegio Nazionale dei DSM, “variano sul territorio nazionale, da regione a regione”.

In Sardegna sono soprattutto le donne a rivolgersi ai DSM in particolare nell’ambito segnalato come il più preoccupante per la salute pubblica: la depressione.

 

In Italia, uno studio realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità, stima che almeno il 6% degli under 70 abbia sintomi depressivi e che la depressione colpisca le donne da due a tre volte più degli uomini

 

Anche le statistiche internazionali (World Health Report Database) mostrano che le patologie psichiche (depressione maggiore, disturbi d’ansia, disturbi alimentari) sono prevalenti ed in crescita tra le donne nel mondo all’interno della popolazione generale.

 

La depressione in modo particolare è la principale causa del carico di malattia (Burden of Disease).

Benché l’offerta multidisciplinare e continuativa sia centrale nella presa in carico di un paziente che incrocia un servizio per la Salute Mentale, l’attività psicologica/psicoterapica continua a rappresentare solo il 6,2% del totale delle prestazioni erogate nei servizi della salute mentale.

Anche nell’Isola molti farmaci e poca assistenza, più psichiatri che psicologi.

 

Lo psichiatra, medico specializzato successivamente in Psichiatria, ha un approccio prevalentemente farmacologico alla salute mentale.

Lo psicologo/ psicoterapeuta, invece, ha l’obiettivo di affiancare alla terapia farmacologica un percorso di ascolto, e di terapia comportamentale.

 

In Sardegna il 90,5 % delle prestazioni erogate per la salute mentale è di tipo terapeutico mentre in Italia è il 71%.

 

Per le prestazioni di tipo socio-riabilitativo la percentuale è pari al 7 %, la media nazionale è del 17,3%, per quelle di tipo assistenziale l’1,5% (media nazionale 9,6%), per quelle diagnostiche solo lo 0,3% a fronte di una media nazionale del 2,1%.

 

Quello che emerge dal report è che in Sardegna ci sia pochissima diagnostica, molte terapie, poca o nessuna assistenza, e risorse insufficienti per quanto riguarda la parte socio-riabilitativa.

 

Nonostante con la rete dei DSM rappresenti un modello per la salute mentale di comunità, l’Italia si attesta nelle ultime posizioni in Europa per percentuale della spesa sanitaria investita in questo ambito.

Nessun fondo è previsto per la salute mentale nel Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR), che ad essa non fa nessun riferimento.

 

Infatti i 15,63 miliardi assegnati alla Sanità tramite il piano di investimenti e riforme “Missione 6 Salute” sono destinati a interventi, soprattutto strutturali, per la creazione di Case della Comunità, Ospedali di Comunità, Centrali Operative Territoriali e telemedicina, innovazione tecnologica e digitalizzazione dell’SSN.

 

“Appare del tutto evidente – denuncia Giuseppe Ducci, portavoce del Coordinamento nazionale dei Direttori dei DSM – che il rischio è quello di avere servizi nuovissimi ma vuoti e quindi inutili.

L’invisibilità della salute mentale per la classe politica italiana – continua Ducci – va a braccetto con il fatto che, nonostante la Conferenza Stato-Regioni abbia fissato al 5% la quota destinata alla salute mentale del Fondo sanitario nazionale, la media di stanziamento effettivo delle Regioni è del 3,3%.

In questo ambito – ha aggiunto – tra i fondi aggiuntivi destinati al rafforzamento dei Dipartimenti di salute mentale sono compresi i vouchers psicologici, che sono solo una mancia per la salute mentale, non condivisibile, perché non crea un ammortizzatore socio-sanitario in grado di attutire nel breve e nel lungo termine i contraccolpi subiti dalla salute mentale.

I Direttori dei DSM chiedono quindi il coinvolgimento pieno e qualificato nelle azioni previste nel PNRR per tutte le attività in diretta relazione con i servizi di salute mentale sul territorio e, in particolare, l’inserimento dei centri di salute mentale e di tutti i servizi di accoglienza dei DSM in ogni Casa della Comunità.

Infine, ribadiscono la necessità di dotare i DSM di adeguate risorse per sopperire alla carenza di personale per svolgere tutti questi compiti” – ha concluso Ducci.

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